Era il 27 giugno del 1980, il giorno della strage di Ustica, quando il DC9 dell’Itavia, in volo tra Bologna e Palermo, venne abbattuto al largo dell’isola di Ustica. Furono 81 le persone che persero la vita. Un episodio che ad oggi si inserisce tra i grandi misteri italiani irrisolti, pieno di domande, senza risposte e con tante responsabilità cadute nel vuoto, nonostante siano trascorsi oltre quarant’anni. L’artista e performer marchigiano Giovanni Gaggia, per mantenere viva la memoria, ha indagato attorno a quelle ore. Ne è nato un progetto che ha l’obiettivo di fare memoria su quella che nell’immaginario collettivo ad oggi è nota come la strage di Ustica.
La ricerca di Gaggia ha condotto alla mostra “Quello che doveva accadere. Pratica Poetica Politica”, a cura di Desirée Maida. Una mostra che si inaugurerà il prossimo 6 maggio al Riso, Museo Regionale di Arte Moderna e Contemporanea di Palermo e che sarà visitabile fino al 26 giugno, organizzata grazie al sostegno dell’assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana ed in collaborazione con il Museo Tattile Statale Omero di Ancona, per il quale Gaggia ha realizzato un arazzo con la scritta “Quello che doveva accadere” in Braille.
L’esposizione è realizzata in collaborazione anche con l’associazione Parenti delle vittime della strage di Ustica e l’associazione Noi dell’Itavia. La ricerca di Gaggia nasce da una visita che l’artista fece nel 2010, al Museo per la Memoria di Ustica, a Bologna, dove è custodita l’installazione di Christian Boltanski, costruita intorno alla carcassa dell’aereo. Dopo aver visto quei pezzi di ferro testimoni di quelle ore, Gaggia inizia a disegnare, i suoi schizzi si fanno strada attorno a macchie ematiche e ne nasce così “Sanguinis Suavitas”, la sua prima opera ispirata alla memoria della strage. Cinque anni dopo, a Palermo, l’artista realizza un arazzo, in cui ricama la frase “Quello che doveva accadere”. Una frase che gli aveva detto Daria Bonfietti, la presidente dell’associazione Parenti delle vittime della strage di Ustica. Poi a Bologna, nel 2016, Gabbia incontra le figlie di Aldo Davanzali, proprietario della compagnia aerea Itavia. Da questo incontro nasce un nuovo capitolo del percorso e un nuovo arazzo. Ed ecco che nel capoluogo siciliano queste opere adesso sono pronte ad essere mostrate per fare memoria. In occasione di questa tappa l’artista realizzerà anche un nuovo arazzo che verrà donato al Museo Riso.
Redazione – Palermo Post