Ci ritroviamo tra le mani il nuovissimo libro di Bernardo Inghilleri “Piante spontanee della salute del territorio partinicese“, edizioni dell’Agenzia di Sviluppo della Sicilia Occidentale, 247 pagine, Alcamo, 2022: una pubblicazione piacevolissima che ci conduce con mano sapiente in un territorio antico e bellissimo, attraverso la descrizione di 65 piante, elencate in ordine alfabetico in
esaustive schede descrittive. Il territorio indagato è la Piana di Partinico e comprende anche le campagne e la alture nei comuni di Monreale (area del lago Poma), Borgetto (Mirto). La pubblicazione, con una presentazione di Rosario Schicchi, Direttore dell’Orto Botanico di Palermo, corredata da un ricchissimo numero di immagini, inizia con un’ampia introduzione dell’autore che ci spiega con un pregiato linguaggio divulgativo, la cultura delle piante spontanee commestibili e medicamentose, utilizzate sia in campo medico che veterinario, distinte graficamente nelle 65 schede, sottolineando che anche le commestibili hanno effetti benefici sullla salute. Negli anni ’40 del secolo scorso, ci racconta Bernardo Inghilleri, nella piazza di Partinico, proprio di fronte il Duomo, era frequentatissima l’erborosteria di Carlo Lo Biundo, Don Carruzzu l’irvariu. Fin dalle prime ore del mattino la bottega era piena di avventori che sorbivano salutari decotti di gramigna e cannavusa, semi di Cannabis Sativa, che lo stesso Don Carruzzu preparava nel retrobottega. Contadini e manovali, prima di affrontare la lunga giornata di lavoro, compivano un rito antico e
salutare. Questa tradizione fortemente radicata nel territorio, rischia di perdersi e non è conosciuta dalle nuove generazioni, dai ragazzi che sono stati sempre il fine educativo dell’autore, docente di scienze matematiche e naturali, e soprattutto a loro è dedicato il libro. Le schede sono articolate con la identificazione del nome scientifico della specie, la famiglia di appartenenza, il nome in italiano e dialettale in uso a Partinico. La descrizione della pianta, le caratteristiche botaniche, il periodo di fioritura e l’habitat; l’uso popolare della pianta, il periodo ottimale di raccolta e le parti della pianta utilizzate, gli usi in cucina, e l’utilizzo in campo medico e veterinario ed anche gli usi artigianali e ludici di alcune piante, come ad esempio la Canna Comune di cui veniva utilizzato il rizoma, il cui decotto ha proprietà diuretiche e il dischetto di cellulosa all’altezza dei nodi del culmo, il tariolu che veniva utilizzato come emostatico e cicatrizzante per le piccole ferite.
“Da parecchi anni – dice Bernardo Inghilleri – mi interesso della flora spontanea del territorio partinicese e a poco a poco, ho scoperto la ricchezzza floristica degli ambienti naturalistici che ci circondano. Ho cercato di trasmettere questa mia passione anche agli alunni dell’Istituto Comprensivo Privitera – Polizzi di Partinico, dove ho esercitato la mia professione di docente di Scienze Matematiche. Le informazioni e le ricerche riportate rappresentano le testimonianze di persone anziane, contadini, pastori, massaie, che ancora oggi custodiscono un patrimonio di conoscenze empiriche riguardanti le piante di uso popolare nel partinicese, a partire dal nome dialettale. Anticamente, molte persone si dedicavano alla raccolta delle erbe spontanee commestibili nell’agro partinicese. Il luogo di raccolta preferito – continua Inghilleri – soprattutto per i virdurara e i sparaciara, che vendevano queste erbe per strada, era il monte Cesarò, che la gente di Partinico chiama a Muntagna ru Re. Il nostro Monte è stato da sempre considerato non solo una fonte per sfamarsi, ma anche un luogo dove raccogliere le piante medicamentose per curarsi”.
Nella pubblicazione è descritto minuziosamente un codice di comportamento per la raccolta e la conservazione delle erbe, utilissimo per chi vuole avvicinarsi con perizia a questo mondo dalle radici antiche che ci offre ancora i suoi preziosi prodotti nonostante le trasformazioni e la antropizzazione minacciano questi luoghi incontaminati: non raccogliere la pianta se non si è
assolutamente certi della sua identità o in luoghi poco puliti o inquinati o in campi coltivati che potrebbero essere stati trattati con pesticidi ed erbicidi, o nei parchi frequentati da animali, lungo i
bordi delle strade o in una giornata piovosa, con la nebbia o con alto tasso di umidità. Tanti i segreti che questo libro ci svela a poco a poco, facendoci amare un’arte che avevamo dimenticato con l’esplicita avvertenza che le applicazioni farmaceutiche e l’uso alimentare sono indicati a mero titolo informativo. “sono convinto – riprende l’autore – che la riscoperta e la valorizzazione della flora spontanea del nostro territorio rappresentino non solo un’opera di salvaguardia della biodiversità, ma anche un’opera di recupero della conoscenza di molteplici aspetti che identificano un territorio, compresi gli aspetti linguistici dialettali e le numerose storie che legano le piante alla vita quotidiana dell’uomo. Non si può conservare la biodiversità delle specie floristiche senza conservare allo stesso tempo i saperi, gli odori, i sapori e i colori ad esse collegate. Con questo piccolo contributo – conclude – si vuole trasmettere alle giovani generazioni, ormai pienamente inserite in un mondo globalizzato, l’opportunità di venire a conoscenza di questi saperi e memorie per poterli apprezzare nel presente e tramandarli alle generazioni future”. Nell’appendice sono inseriti due articoli del compianto storico Giuseppe Casarrubea, “Erbe commestibili spontanee nel partinicese” e “La medicina popolare a Partinico” pubblicati nel blog pochi prima della sua scomparsa, avvenuta nel giugno del 2015, che rappresentano un contrinuto prezioso alla ricerca dell’autore che oggi vede la luce.
Un viaggio che ci inonda quindi di profumi e di colori, di campagne dal sapere antico, di monti che hanno conosciuto l’attraversare di diverse civiltà. Conosceremo le virtù della Borragine e di come distinguerla dalla velenosa Mandragora, gli svariati usi del nobile Alloro, l’Asparago bianco e l’asparago pungente, la medicamentosa Senape Nera, lo Spaccapietre contro le infiammazioni dell’apparato urinario, il finocchio selvatico dai tanti usi, il Cardo Mariano amico del fegato, il Mirto, l’Ombelico di Venere, la Parietaria, erba infestante che ha invece una insospettata virtù diuretica: quante specie e quanta bellezza nel viaggio che ci illustra con tanta passione Bernardo Inghilleri! Un libro prezioso da custodire e sfogliare senza mai stancarsi e che verrà presentato a breve nella città di Partinico.
Antonio Catalfio – Palermo Post