Dopo oltre un quarto di secolo dall’omicidio del sindacalista Mico Geraci, avvenuto nel 1998 a Caccamo, la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha finalmente portato avanti un’indagine che ha gettato nuova luce su quel tragico evento.
Nonostante gli sforzi della Procura di Termini Imerese e di quella di Palermo, le indagini svolte all’epoca non furono in grado di chiarire appieno le dinamiche dietro l’omicidio. Solo negli ultimi tempi, grazie all’impegno della Commissione parlamentare Antimafia della XII legislatura e all’attività investigativa continua della Direzione Distrettuale di Palermo, sono emersi nuovi elementi che hanno permesso di fare luce su questo caso rimasto irrisolto per così tanto tempo.
Secondo le nuove informazioni raccolte, Mico Geraci fu ucciso per il suo impegno civico e politico, che lo portò a schierarsi apertamente contro la famiglia mafiosa di Caccamo. Il suo atteggiamento scomodo per i clan mafiosi locali attirò l’attenzione e la ritorsione dei vertici di Cosa Nostra, con il capomafia Bernardo Provenzano che avrebbe ordinato personalmente l’omicidio.
Oggi, la Procura di Palermo ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per due esponenti della famiglia di Trabia, già detenuti per altri reati, accusati di aver commissionato e pianificato l’assassinio di Mico Geraci su ordine di Provenzano. Gli esecutori materiali dell’omicidio, entrambi deceduti in seguito, sono stati individuati come parte di questo piano criminale.
Si sottolinea che il procedimento penale è ancora in fase di indagini preliminari e che non è stata emessa alcuna sentenza definitiva riguardo alla responsabilità degli indagati. Tuttavia, questo sviluppo rappresenta un passo significativo verso il raggiungimento della verità e della giustizia per Mico Geraci e la sua famiglia, dopo anni di attesa e incertezza.