Palermo – Un’operazione antimafia di ampio respiro, denominata “Gigante”, ha messo in luce legami tra esponenti della criminalità organizzata palermitana e un imprenditore ligure. L’indagine, coordinata dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di Genova e supportata dai centri operativi di Palermo, Milano e Torino, ha portato al sequestro di un terreno di 5000 metri quadrati nel quartiere Tommaso Natale-Cardillo di Palermo.
Il bene, ritenuto di cruciale importanza strategica per il mandamento mafioso di Tommaso Natale, dominato dalla famiglia Lo Piccolo, era stato al centro di una complessa operazione di compravendita fittizia. Secondo gli inquirenti, l’imprenditore ligure, in accordo con un esponente della cosca palermitana, aveva intestato il terreno a una propria società per sottrarlo a un precedente provvedimento di sequestro patrimoniale. La transazione, formalizzata davanti a un notaio di Massa Carrara, era stata simulata con una dichiarazione di vendita per soli 30.000 euro, una cifra ben inferiore al reale valore del terreno.
La DIA ha sottolineato come la cosca mirasse a cambiare la destinazione d’uso del terreno, da agrumeto a zona edificabile, per ottenere ingenti profitti. Il sequestro preventivo del bene rappresenta un duro colpo per la famiglia mafiosa, che aveva riposto grandi aspettative economiche in questa operazione.
Oltre al sequestro del terreno, l’indagine ha rivelato ulteriori attività illecite legate alla società di logistica coinvolta. Durante le perquisizioni, sono state trovate quattro pistole e oltre 500 proiettili occultati in un container di proprietà dell’imprenditore. Le telecamere nascoste avevano ripreso l’uomo mentre cercava di recuperare le armi, e sono in corso accertamenti per verificare se siano state utilizzate in episodi criminali.
Non meno rilevante è il traffico internazionale di cocaina emerso nel corso delle indagini. Il gruppo, composto anche da tre cittadini sudamericani, avrebbe pianificato l’importazione di ingenti quantitativi di droga dall’Ecuador, finanziando i carichi per oltre 600mila euro. Il denaro veniva inviato ai fornitori tramite canali di trasferimento illegali gestiti da cittadini cinesi residenti a Roma.
L’operazione, che ha portato all’arresto di sei persone, mette in evidenza l’estensione delle infiltrazioni mafiose nei settori economici e logistici, confermando ancora una volta il ruolo strategico di Palermo nel panorama criminale internazionale.