Operazione antimafia contro il clan del rione Noce a Palermo, la famiglia che era “nel cuore” di Toto’ Riina. La polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza cautelare firmata dal gip nei confronti di 9 indagati accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.
Di questi, otto sono finiti in carcere ed uno agli arresti domiciliari. Secondo gli investigatori sarebbero tutti esponenti della famiglia della Noce. Le indagini sono state coordinate dalla Dda. Il provvedimento nasce da un’indagine avviata nel 2020 dalla squadra mobile di Palermo e dal servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine. Cinque dei nove coinvolti nelle indagini sono gia’ stati condannati a vario titolo per appartenere a Cosa Nostra.
Gli indagati del clan Noce
Gli indagati indagati dell’operazione “Intero mandamento”, condotta da Squadra Mobile e Sco della Direzione centrale anticrimine diretta dal prefetto Francesco Messina, stanotte nel mandamento mafioso Noce-Cruillas che ha consentito di arrestare i vertici della cosca.
A partire da quello che è ritenuto il reggente: Carmelo Giancarlo Seidita, 47 anni, ritornato al suo posto dopo essere stato per lungo tempo detenuto. Un ruolo di vertice che – secondo gli investigatori – sarebbe stato favorito in passato dai fratelli Lo Piccolo, i quali dopo averlo formalmente “combinato” avrebbero lo avrebbero poi posto al vertice del mandamento.
Nove i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare (8 in carcere e 1 ai domiciliari) disposti dal gip di Palermo, Alfredo Montalto: Giacomo Abbate, 33 anni; Salvatore Cinquemani, 42 anni; Angelo Di Stefano, 42 anni; Daniele Formisano, 48 anni; Giovanni Giordano, 50 anni; Vincenzo Landolina, 34 anni. Arresti domiciliari per Francesco Scaglione, 76 anni.
Il metodo mafioso le estorsioni
Estorsioni a tappeto anche negli esercizi commerciali più piccoli e in difficoltà, al punto da far esplodere la protesta interna al mandamento mafioso e le reprimende da parte dei vertici del clan.
L’indagine della squadra mobile, coordinata dai magistrati della Dda che ha portato ai nove arresti di questa notte nel mandamento palermitano della Noce ha evidenziato come alcuni soggetti di vertice dell’organizzazione tra cui colui che avrebbe assunto il controllo della cassa della famiglia acquisendone direttamente la gestione (“u vacilieddu”), abbiano esteso a tappeto delle estorsioni, con imposizione del pizzo a tutti gli esercizi commerciali, strategia questa criticata da alcuni affiliati poiché sarebbero state coinvolte attività di poco conto e ciò avrebbe creato malcontento.
Nel corso di una riunione del vertice mafioso, sarebbe stato rimproverato al capo famiglia della Noce, l’aumento della pressione sulle attività commerciali, sottoposte a un più pizzo più pesante e a un controllo più incisivo controllo da parte della famiglia mafiosa. Ma anche un furto di un’auto o in un’abitazione provocava l’irritazione di Cosa nostra che, tramite i suoi affiliati, così come emerso nel corso dell’indagine, si sarebbe attivata per individuarne gli autori e evitare ulteriori episodi. Persino l’occupazione abusiva degli immobili sarebbe stata sottoposta all’autorizzazione mafiosa, scegliendo anche gli eventuali beneficiari di fatto.
“Con l’operazione antimafia ‘Intero mandamento’ è stato disarticolato il mandamento mafioso della Noce, arrestando il presunto capo mandamento e o capo famiglia di Cruillas/Malaspina, Noce e Altarello. Capi e stretti collaboratori che avevano steso una rete intimidatoria sui quartieri, riscuotendo il pizzo da imprenditori di tutte le attività, anche le più piccole, gestendo le piazze di spaccio, indicando e autorizzando le stesse occupazioni abusive di immobili e, naturalmente, controllando lo spaccio in tutto il mandamento”. Così il questore di Palermo Leopoldo Laricchia in merito all’operazione che ha portato oggi a 9 arresti del mandamento mafioso.
Le indagini sono state coordinare dal procuratore aggiunto della Dda della Procura di Palermo Paolo Guido e dai sostituti Dario Scaletta e Giovanni Antoci.
Redazione – Palermo Post