Palermo è da sempre ostaggio dell’ormai cronica emergenza rifiuti. Periodicamente ci troviamo di fronte a situazioni che mettono a dura prova il decoro urbano e la gestione igienico-sanitaria della città. L’attivazione del porta a porta in alcuni quartieri del centro, la differenziata con cassonetti su strada e varie campagne di sensibilizzazione e di impegno da parte del comune, sono solo alcuni tentativi di correre ai ripari, nell’eterna speranza di non far detonare la bomba Bellolampo. A peggiorare la situazione è intervenuta anche l’emergenza pandemica che a partire da inizio 2020, ha reso necessaria, a livello nazionale, una gestione speciale dei rifiuti Covid-19 non solo per le strutture ospedaliere, ma anche per i contagiati e per i soggetti in regime di isolamento per quarantena obbligatoria.
La Gestione rifiuti covid a livello nazionale
Dall’inizio della pandemia il Rapporto” ISS (Istituto Superiore di Sanità) COVID-19 n. 3/2020, aggiornato al 14 marzo 2020, ha fornito le linee di indirizzo per la raccolta dei rifiuti extra-ospedalieri da abitazioni di pazienti positivi o in isolamento domiciliare obbligatorio. Indicazioni che l’ISS ha diffuso nell’ambito della campagna di educazione sanitaria a partire dalprimo lockdown in Italia.
Indicazioni recepite, a livello nazionale, con la Circolare del Ministero dell’Ambiente del 27 marzo 2020, in cui si suggerisce alle Regioni di adottare ordinanze “contingibili ed urgenti” per derogare alla disciplina vigente, al fine di “ampliare il deposito, lo stoccaggio, il recupero e lo smaltimento di rifiuti”. Veniva chiesto quindi agli Enti Regionali, di predisporre delle modifiche alla gestione dei rifiuti per sopperire all’emergenza pandemica.
La gestione rifiuti Covid-19 in Sicilia
In ottemperanza alla Circolare del Ministero dell’Ambiente, la Regione Sicilia emanava le ordinanze di riferimento: la n.1 del 27/03/2020, la n.2 del 15/09/2020, la n.1 del 25/03/2021 e la n.2 del 24/09/2021, con validità reiterata ogni 6 mesi. In esse venivano emanate le direttive regionali in materia, individuando i soggetti responsabili nell’ambito di due scenari: rifiuti prodotti da pazienti positivi al Covid-19 o da soggetti in permanenza domiciliare fiduciaria.
In caso di pazienti positivi al Covid-19, la raccolta differenziata veniva sospesa a seguito della comunicazione alla Asp, da parte del medico di famiglia, di positività al test. La Asp inviava al paziente il Provvedimento di inizio isolamento (nel quale si fa riferimento anche alla prassi per il conferimento dei rifiuti) e si occupava in prima persona anche della raccolta, del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti speciali, mediante l’utilizzo di personale altamente qualificato (tecnici Asp) e di ditte specializzate. In pratica la Asp diveniva il fulcro della dinamica. Una volta avvisata dal medico curante, doveva comunicare con il paziente, avvisare la RAP (Risorse Ambiente Palermo) della sospensione della raccolta, e coordinarsi con l’Ugri (società individuata come ditta specializzata) per il ritiro dei rifiuti che, sempre su indicazione dell’ISS, sarebbe dovuta avvenire giornalmente.
Le ordinanze per la gestione dei rifiuti covid-19 prevedono inoltre che qualora le aziende sanitarie provinciali non fossero riuscite ad effettuare il servizio, avrebbero dovuto comunicare tale evenienza ai Comuni, che si sarebbero occupati della raccolta con i propri gestori (la Rap)seguendo le dovute precauzioni: rifiuti portati a termo distruzione o in alternativa in discarica, ma senza l’attivazione di processi come triturazione o bio stabilizzazione.
In caso di soggetti in permanenza domiciliare fiduciaria la raccolta continuava ad essere svolta dal Comune, ma con le stesse precauzioni previste per i rifiuti dei positiv i(termodistruzione o discarica). Quindi in flusso del procedimento sarebbe stato: medico di famiglia, Asp, Rap, Ugri e eventualmente il Comune.
Aziende Sanitarie Locali in difficoltà
Ora in teoria sarebbe tutto molto chiaro, ma due anni di stato di emergenza dovuta alla pandemia e la storica incapacità degli enti di comunicare tra loro, ci hanno mostrato una realtà ben diversa. La prima problematica è legata proprio alle aziende sanitarie locali di tutta Italia che dal marzo 2020 hanno spesso dimostrato di non poter reggere al sovraccarico di lavoro, soprattutto durante i periodi di “ondata”. Il numero di tamponi giornalieri ha progressivamente raggiunto cifre impressionanti (il 6 gennaio si è arrivati a oltre 1 milione di tamponi effettuati sul territorio nazionale), attestandosi su una media di circa 350.000 nelle ultime 3 settimane. A Palermo anche il sistema delle Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziali), istituite con l’inizio della pandemia e con le quali l’Asp dovrebbe comunicare in maniera tempestiva, è andato in sofferenza. Numerose sono le testimonianze di persone che, terminato il periodo di quarantena, sono bloccate in casa, in attesa di essere contattati per eseguire il tampone di fine quarantena.
Stesse lamentele si leggono sui social in riferimento al mancato ritiro dei rifiuti Covid-19 che porta i palermitani, dopo giorni di attesa, ad accumulare i sacchi sui balconi o nei cortili. A settembre 2021 il call center dell’Ugri riceveva centinaia di telefonate al giorno che sollecitavano i ritiri. L’azienda si giustificava così: “Non dipende da noi. Noi mettiamo a disposizione i mezzi e gli operai, ma su ogni mezzo deve esserci un tecnico dell’Asp.Devono per forza girare con noi. Funziona così: l’operatore va porta a porta a ritirare questi rifiuti insieme al tecnico, ma in ogni casa, prima del ritiro, si deve compilare un formulario che deve essere poi firmato dal tecnico dell’Asp”. Dall’azienda sanitaria rispondevano: “C’è stata carenza di personale ma stiamo provvedendo con cinque tecnici esclusivamente dedicati a questo servizio”.
Il silenzio delle istituzioni
Ben più grave è l’impossibilità di avere risposte o anche solo un contatto dai riferimenti telefonici o email messi a disposizione dai soggetti in campo. “Chiamo la Asp Palermo ma hanno il cellulare staccato”, scrive Nunzia. “Ho riempito sei scatoloni e altri dieci sacchetti, e ho pure un animale domestico. Se stasera non ritirano, io scendo e butto l’immondizia. Non si può vivere in queste condizioni”, dice Raffaele. La Regione Siciliana ha predisposto il numero verde gratuito 800458787 per assicurare ogni assistenza utile alla cittadinanza nell’ambito dell’emergenza Coronavirus. Chiamando risponde un disco che spiega tutte le informazioni che potrai avere; ma non ne ottieni nessuna, perché “ il primo operatore disponibile” non arriva mai.
Emergenza Covid o emergenza continua?
L’emergenza Covid-19 ha portato a galla tutte le difficoltà nella gestione rifiuti covid. Viene da domandarsi se l’aumento spropositato che oggi si consente (anche causa emergenza pandemia) per stoccaggio e smaltimento di rifiuti, sia in realtà un nuovo tentativo di mettere una toppa per rimediare ad una situazione al limite della sostenibilità. Un’ispezione effettuata il 20 settembre 2021 dall’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) nella discarica di Bellolampo, ha rivelato che nei piazzali sono stoccate circa 40 mila tonnellate di rifiuti. Nel verbale stilato dai tecnici dell’agenzia regionale dopo il sopralluogo e l’acquisizione di atti dalla Rap, si legge che il quantitativo predominante è costituito da rifiuti provenienti dalla raccolta indifferenziata e che non esiste una divisione tra le diverse tipologie di rifiuti. In altre parole, solo una parte minoritaria dell’immondizia abbancata gradualmente nell’intero piazzale sin dal settembre 2020, è stata trattata nel Tmb, (l’impianto di trattamento meccanico biologico). Si può quindi dedurre che anche gran parte dei rifiuti Covid-19 raccolti sulla base delle ordinanze regionali non sia stata mai trattata “seguendo le dovute precauzioni”. Ci troviamo forse davanti ad una nuova “Terra dei Fuochi”, una nuova triste pagina del “Munnizza Gate” siciliano.
Elena Di Maio – Palermo Post