Fa un caldo asfissiante, la colonnina del termometro segna 40 gradi e soffia lo scirocco, la Sicilia Brucia. Questa non é una calamità naturale, non dipende dai danni che l’uomo provoca all’ambiente fin dai tempi di Plinio il Vecchio. Questo é il nostro clima, vento di scirocco e caldo in Sicilia esistono da sempre. Ecco perché non é possibile farsi cogliere impreparati al divampare del primo incendio. Sono giorni ormai che il fuoco brucia ettari su ettari di boschi. Non é la prima volta e non sarà l’ultima che laddove c’era un bosco compare il deserto.
Arriveranno gli aiuti chiesti dal Presidente Musumeci al governo nazionale, arriveranno gli aiuti dalle altre regioni e nel frattempo la Sicilia Brucia e i politici cercano colpevoli e si rimbalzano le responsabilità. Chi governa scarica le colpe sui cittadini che gettano una cicca per strada, sulla negligenza di qualcun altro o sui piromani che con dolo appiccano il fuoco. Chi non governa scarica invece le colpe su chi governa.
La Sicilia Brucia
E intanto persino la NASA ha fotografato, dallo spazio, la Sicilia che brucia. I roghi non accennano a diminuire, da Catania a Palermo i vigili del fuoco lavorano senza sosta. Bruciano le Madonie a Polizzi Generosa, a Scillato e a Petralia Soprana. Nel Palermitano bruciano anche Misilmeri e Monreale.
Nel Catanese, si sono spenti gli incendi nella fascia Ionica tra San Francesco la rena e Vaccarizzo solo questa mattina, dopo avere assistito anche al rogo di un lido in riva al mare, da cui sono evacuate 200 persone. Mentre le fiamme imperversano ancora tra Adrano, Belpasso e Santa Maria di Licodia.
La Sicilia brucia come ogni estate quando comincia a soffiare forte il vento di scirocco, eppure ogni volta sembriamo essere colti di sorpresa, come se non fosse un fenomeno ampiamente prevedibile. Bisognerebbe pensare prima che divampi il primo incendio ad infoltire l’organico di Vigili del Fuoco e Forestale, a costruire una rete di vigilanza attiva h24 nei punti sensibili, a migliorare e facilitare l’intervento della protezione civile. Tra qualche giorno quando l’ultima fiamma verrà spenta dall’infaticabile lavoro dei Vigili del Fuoco si parlerà della necessità di adottare tutte queste misure e magari si incaricherà un’università di scrivere un piano di contrasto agli incendi, poi verrà posato in un cassetto e nella terra del gattopardo tutto tornerà esattamente come é sempre stato, immobile.
Roberta D’Asta – PalermoPost