La legenda del Malombra. Intervista all’autore Vincenzo Sacco

Roberta D'Asta
da Roberta D'Asta
12 Minuti di lettura

MALOMBRA, UN NOME CHE RIEVOCA SIA LA LETTERATURA ITALIANA SIA LE CREDENZE TIPICAMENTE MERIDIONALI, RACCONTACI INVECE COME NASCE IL TUO PERSONAGGIO

Per gli antichi Romani l’Incubus era una creatura malefica che appesantiva il petto dei dormienti fino a soffocarli. Füssli lo dipinse in un famoso quadro con le fattezze di un mostro dalla testa di cavallo seduto sopra una donna addormentata. Nel tempo questa rappresentazione dell’incubo si è trasformata nell’immaginario collettivo, soprattutto quello del Meridione, rinascendo come Malombra, uno spirito maligno, forse femminile, con i capelli fatti di criniera di cavallo, che fra i molti dispetti blocca la respirazione dei dormienti sedendosi sul loro petto. Detto ciò, da grande fan dei vecchi telefilm di Zorro, mi sono sempre chiesto perché anche noi italiani non avessimo avuto il nostro Zorro. Il Risorgimento è forse il vero romanzo popolare del nostro paese, ma ho creduto che un giustiziere mascherato avrebbe avuto più senso in Sicilia prima dell’Unità, quando i Borboni avevano portato il Regno al massimo splendore, ma nell’ombra si muovevano alcuni Uffizi pubblici creati da dispotici gabelloti che prosperavano soggiogando i più deboli e schiavizzandoli con il potere della paura. La paura è la più primordiale delle nostre emozioni, un fuoco che brucia anche nei cuori più gelidi, che paralizza anche le persone più rette. Ma è anche un’arma a doppio taglio. La manovalanza criminale è furba e crudele, ma pure ignorante e credulona, per questo un difensore della giustizia avrebbe potuto far leva sulla superstizione popolare incarnando una creatura della notte. Il Malombra che racconto io è uno spirito vendicatore che fa sparire i corpi delle vittime e li sostituisce inscenando ogni notte macabre resurrezioni per colpire i tiranni. Se i malvagi pensano di dominare il popolo fino a ché morte non sopragiunga, il Malombra insegna loro che dalla morte si può tornare, e più forti di prima. Perché la morte ci libera, la morte ci rende invincibili, come successo con le grandi figure della nostra democrazia, bistrattate in vita, ma che la morte ha trasformato in leggenda.

MALOMBRA E’ FIGLIO DELLA CULTURA SICILIANA OPPURE INCARNA LO STEREOTIPO DEL SUPERHERO D’OLTREOCEANO?

I supereroi fanno parte della nostra cultura popolare e soprattutto negli ultimi tempi hanno cambiato pelle. Il famoso motto di Spiderman “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” ha assunto un significato diverso dopo l’11 settembre, dopo l’ascesa dei nazionalismi, la politica del populismo, George Floyd e la cancel culture. I supereroi non sono più i solari cavalieri senza macchia dall’infanzia, oggi sono diventati antieroi pessimisti, senza speranza, che abbracciano il lato oscuro o si abbandonano alla sconfitta. Il genere supereroistico è stato talmente decostruito da molti artisti che non è solo una prerogativa statunitense, ma una mitologia frammentata, postmoderna. Il Malombra del mio romanzo, armato di spada e catena, è un supereroe crepuscolare che difende San Sallier, un isolato villaggio che si staglia sul panorama mozzafiato dei Nebrodi, e che dietro le sue sembianze da teschio e sotto il suo cilindro comprende tutti i “supereroi con superproblemi“: Batman, Spiderman, Ghost Rider, Green Arrow e via dicendo. Nella sua crociata contro la Fratellanza Nera, questo movimento di loschi Uffizi che allora in Sicilia aveva preso piede, il Malombra trasfigura la consapevolezza dell’incapacità del singolo individuo a fronteggiare i potenti: c’è bisogno di una squadra, di un esercito per fare una rivoluzione, e il Malombra quell’esercito lo rappresenta nella sua leggenda. La sua dedizione alla missione è assoluta, la sua passione per la lotta è un impulso al cambiamento, lo alimenta la consapevolezza che uniti si fa la forza. Perché quando si tira la prima pietra contro il potere, l’ondata di cambiamento che comincia è inarrestabile.

IL LIBRO NASCE PRIMA DELLA PANDEMIA, MA QUESTO ANNO E MEZZO DI EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA QUANTO HA INFLUENZATO LA STESURA FINALE DEL ROMANZO? QUALI SONO LE MOTIVAZIONI CHE HANNO DETERMINATO LA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO IN QUESTO PERIODO STORICO?

Il romanzo era già pronto prima dell’emergenza sanitaria. Di comune accordo con Edizioni Spartaco, che ritengo una casa editrice “illuminata” per spirito, vigore e motivazione proprio come il Malombra, abbiamo deciso di aspettare. Forse il peggio è passato, non possiamo saperlo, ma credo sia il momento ideale per avere un po’ di leggerezza, una spensieratezza che le avventure del Malombra riescono a dare con un mix di situazioni rocambolesche, ironici ribaltamenti e amori sospesi. In questo periodo di stacco ho potuto lavorare sui tempi di lettura, con l’obiettivo di incollare sempre più il lettore alla pagina, la mia idea è che lo si possa leggere anche in una giornata come fosse una graphic novel. Adesso che La leggenda del Malombra è disponibile in tutte le librerie e nei book store digitali, posso dire che in qualche modo il protagonista, beffardo con i nemici e cupo nell’intimo, rispecchi quell’annichilimento esistenziale che tutti abbiamo toccato con mano: una sensazione di frustrazione, attesa e incapacità di agire che ci ha imbrigliato nel lockdown, e che tocca anche il Malombra nei momenti di sconforto della sua guerra solitaria contro una malavita invisibile, sfuggente. La pandemia da COVID-19 ha sviluppato in noi un’eccezionale capacità di sopportare il dolore, di vincere la sofferenza, e che si riflette nella capacità di resistere e di combattere del Malombra. Questo misterioso giustiziere ci vuole ricordare che non dobbiamo mai dimenticare per cosa lottiamo, perché è da questo che dipende il valore che diamo alla vita.

ANCHE IL TUO ROMANZO “SIGONELLA FILES” E’ AMBIENTATO IN SICILIA, E’ SOLO UNA QUESTIONE DI ORIGINI?

Quando penso a una nuova storia non la penso mai scollegata dalla Sicilia per il solo fatto che tutte le mie idee sono suggerite dalla Sicilia stessa. Un’isola che è molto più di un puntino sul mappamondo. Un crocevia millenario di popoli e di tradizioni, un crogiuolo di razze e, quindi, di universi narrativi. Sigonella Files del resto era un thriller militare con influenze spy, pulp e persino erotiche che vedeva insieme protagonisti siciliani e americani, come in un grande film d’azione anni ’90 con Alec Baldwin e Sharon Stone, reso possibile dalla presenza sull’isola della base militare di Sigonella, dove al suo interno i marines vivono con le mogli e i figli riproducendo il più classico stile di vita statunitense fatto di villette a schiera e misteri sepolti in giardino. Allo stesso modo, La leggenda del Malombra è una superhero story universale ma profondamente radicata nel contesto siciliano: abbiamo la vita contadina del villaggio di San Sallier che si sviluppa intorno al baglio centrale tipico dei paesini rurali, abbiamo il fastoso castello dei principi Valentini costruito assemblando il meglio degli stili architettonici cari alla nobiltà siciliana, abbiamo un manipolo di delinquenti dedito all’usura, alle ritorsioni e all’appropriazione indebita, abbiamo un cane di mannara chiamato Diavolo come fido alleato del Malombra, e abbiamo la Camera dello Scirocco, la tipica stanza sotterranea refrigerata per proteggere la gente dala calura portata del vento di sud-est che il Malombra ha eletto a proprio quartier generale. Da qualsiasi angolo la si guardi, la Sicilia è un contenitore infinito di storie originali, mai viste prima, e adatte a tutti i generi.

“LA LEGGENDA DEL MALOMBRA” E’ UN ROMANZO PER TUTTI, NE POTREBBE NASCERE UNA SAGA?

La leggenda del Malombra è sì un romanzo per tutti i gusti e per tutte le età, offrendo ai lettori un’avventura autoconclusiva che vuole essere una giostra di emozioni e sorprese. Gli appassionati del genere troveranno esplorato il caro tema della vendetta perpetrata contro quella borghesia imprenditoriale agricola che, sfruttando l’inconsistenza della classe nobiliare, ne ha rubato i feudi. Senza dimenticare un classico dei romanzi d’appendice, il romanticismo. Il principe Leonardo Valentini, al centro della mia trama, ha una sofferta storia d’amore con Donna Doriana, la figlia del colonnello Melìa a capo delle truppe borboniche: il loro è un amore intenso ma quando anteponiamo altri interessi all’amore, allora finiamo per ignorare i nostri legami emotivi, soprattutto quelli a cui teniamo di più, e rischiamo di dissolverli. I più attenti alle ricostruzioni storiche avranno invece a che fare con il duca Federico, lo strampalato cugino di Leonardo, e genio incompreso: a lui si devono alcune invenzioni futuristiche come il Telegrafo Parlante per induzione elettromagnetica (battendo Antonio Meucci) che il Malombra utilizza per le sue “intercettazioni telefoniche” in anticipo sui tempi. Se i bambini sogneranno di essere come il Malombra rapiti dalla semplicità del racconto, gli adulti non potranno fare a meno di riconoscersi nelle gravose responsabilità che comporta prendersi un impegno di vita. La leggenda del Malombra ha molte facce, letteralmente: quella raffigurata dal copertinista Giancarlo Covino, e quella immaginata dall’illustratore Alessio Furfaro autore di quattro splendide e avvincenti tavole contenute all’interno del romanzo. Come dicevo, la storia inizia e finisce in questo romanzo, ma riserva un cliffhanger finale che si presta a un possibile sequel. In fondo ci sono tante altre figure del folklore siciliano che meritano di essere sviluppate, e quella accennata nel finale del libro è una di queste…

OLTRE ALLA SCRITTURA, QUALI SONO I TUOI PROGETTI NELL’IMMEDIATO FUTURO?

Sicuramente di cavalcare ancora con il Malombra, il cui viaggio è appena cominciato. Un viaggio che mi riporta sempre in Sicilia, dove anche quest’anno sto lavorando per la terza edizione (ma seconda competitiva) del Sicilia Film Fest, una manifestazione culturale unica nel suo genere che vede coinvolte in contemporanea diverse tappe, i cosiddetti “fari di cinema”. Nonostante la pandemia, e nel rispetto di tutte le norme di sicurezza, il passato anno ha registrato un incredibile successo di pubblico e critica fra i poli turistici di Terrasini e Cefalù, che ci proponiamo di bissare quest’estate. Sono tante le novità in arrivo, ma ogni cosa a tempo debito…

 

Roberta D’Asta – Palermo Post 

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