Nel nome degli zii, dei nonni e della ricerca della verità. Contro uno Stato spesso complice della mafia.
È la missione che ha ereditato Nino Morana Agostino, nipote di Antonino Agostino, poliziotto ucciso con la moglie incinta Ida Castelluccio, il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini, da sicari di Cosa nostra, probabilmente in combutta con esponenti dei servizi segreti deviati dello Stato.
Dopo la morte, prima della nonna Augusta Schiera e, poche settimane fa, del nonno Vincenzo, che hanno combattuto per quasi 35 anni per scoprire la verità sulla morte del figlio, Nino Morana racconta come ha deciso di prendere in mano questa pesante eredità morale durante l’intervista della puntata numero 26 di “Egoriferiti”, l’unico videopodcast del Sud Italia, disponibile su YouTube e Spotify, tutti i giovedì dalle 21.
“Egoriferiti” è la conversazione tra un ospite e le sue due coscienze – rappresentate dal regista Giuseppe Cardinale e dal giornalista Vassily Sortino – alla ricerca del punto più sincero e allo stesso tempo debole del proprio essere.
Nel corso dell’intervista Nino ha raccontato del suo fortissimo legame col nonno Vincenzo, osservato anche come semplice persona, e come si sta mobilitando anche lui, 22 anni, studente di Giurisprudenza col sogno di diventare poliziotto anche lui, per capire cosa è accaduto quel maledetto 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini, quando sono morti i suoi zii, cambiando totalmente il destino della sua famiglia.
Naturalmente nel corso dell’intervista si è parlato del ruolo ambiguo tenuto dalle istituzioni, cominciando dal poliziotto Arnaldo La Barbera, terminando con “faccia da mostro”, ovvero Giovanni Aiello, anche lui poliziotto appartenente alla “zona grigia” dello Stato, anche lui protagonista di questa storia.
L’impegno di Nino si nota anche dal fatto che si sta rivolgendo all’anagrafe per acquisire anche il secondo cognome della madre, Flora Agostino, la sorella dello zio poliziotto.
«Non c’è solo Cosa nostra – dice Nino Morana Agostino durante l’intervista – dietro la morte dei miei zii. Ci sono mandanti esterni. C’è lo zampino dello Stato deviato. Il dolore per la morte del nonno è quasi asfissiante, perché era una presenza costante nella mia vita. La mia eredità di sangue per la scoperta della verità la condivido con chiunque lo vorrà, perché anche mio nonno diceva che i ragazzi che ascoltavano nelle scuole la sua storia e quella dei miei zii erano suoni nipoti. Io Sono pieno di cugini che combattono con me in tutta Italia».