BARI – L’illusione è durata poco. Il Palermo scintillante ammirato nel travolgente successo casalingo contro la capolista Sassuolo svanisce nella trasferta del San Nicola, lasciando spazio alla versione più opaca e balbettante della squadra di Dionisi. Contro un Bari tutt’altro che irresistibile, i rosanero incassano una sconfitta pesante (2-1), figlia di un atteggiamento passivo, di scelte tattiche discutibili e dell’ennesima direzione arbitrale controversa. Un passo falso che frena bruscamente la corsa verso i piani alti della classifica e ripropone con forza i dubbi sulla reale consistenza di una squadra cronicamente incapace di dare continuità ai propri risultati.
Il verdetto del campo appare severo sicuramente per l’arbitraggio scandaloso di Bonacina, ma analizzando la prestazione è più che meritato. I rosanero sono scesi in campo senza la determinazione e la cattiveria agonistica viste solo pochi giorni prima. Lenti, prevedibili nella manovra, quasi accontentandosi di un pareggio che psicologicamente sembrava bastare, Brunori e compagni non hanno mai dato la sensazione di voler davvero affondare il colpo per conquistare l’intera posta. Al contrario, il Bari, pur senza sfoderare una prestazione maiuscola – definita da alcuni un “compitino scolastico” – ci ha creduto di più, mettendo in campo quel pizzico di convinzione che è bastato per avere la meglio su un Palermo irriconoscibile. Le due parate decisive di Audero, a fronte di nessun intervento risolutivo del portiere pugliese Radunovic, confermano un predominio territoriale dei padroni di casa.
Le difficoltà del Palermo nascono anche dalle contingenze e dalle scelte tecniche. Con Segre squalificato e Ceccaroni ancora out per infortunio (oltre a Nikolaou e Di Francesco), Dionisi si è trovato costretto a reinventare la difesa, arretrando Blin nel terzetto con Baniya e Magnani. Una mossa dettata dall’emergenza – e che solleva interrogativi sulla gestione del mercato di gennaio, con la cessione di due centrali di ruolo pur giocando a tre dietro – ma che ha avuto effetti deleteri sull’equilibrio della squadra. Il centrocampo, privato del filtro e della fisicità del francese, è andato in totale sofferenza, lasciando praterie ai palleggiatori baresi e costringendo il solo Gomes a un lavoro improbo e alla fine insufficiente. Anche la posizione di Brunori, spesso lontano dall’area e quasi a fare il centrocampista aggiunto, è apparsa un’eresia tattica, mentre giocatori chiave come Ranocchia e Verre sono stati impalpabili, veri fantasmi in campo per larghi tratti.
La cronaca della partita riflette queste difficoltà. Il Bari passa dopo appena sei minuti grazie a un grave errore di Ranocchia che serve involontariamente Favasulli, assist-man per il facile tap-in di Maggiore. La reazione rosanero c’è e porta la firma del solito Joel Pohjanpalo: al 18′, l’attaccante finlandese è il più lesto a ribadire in rete una respinta su tiro di Ranocchia, siglando il suo nono gol nelle ultime nove partite e confermandosi leader imprescindibile. Il Palermo, però, fatica a costruire e soffre le iniziative del Bari, con Audero chiamato a interventi importanti su Dorval e Lasagna.
Al 38′ l’episodio che infiamma le polemiche: Pohjanpalo segna di nuovo, ma l’arbitro Bonacina annulla per una presunta e molto dubbia carica sul portiere Radunovic. Le immagini sembrano mostrare il portiere inciampare su Magnani, a sua volta spinto da un difensore barese. Inspiegabilmente, il direttore di gara non ricorre nemmeno alla revisione VAR, una decisione che pesa enormemente sul match e che riaccende i riflettori sulla direzione di gara di Bonacina, già criticato in passato (come contro il Pisa) per episodi sfavorevoli ai rosanero.
Nella ripresa il copione non cambia. Il Palermo è impreciso, spreca le ripartenze e subisce le iniziative del Bari, con Audero ancora decisivo su Lasagna. Dionisi prova a cambiare volto alla squadra, ma anche questa volta peggiora una situazione già difficile, inserendo Vasic, che non si capisce perché gioca in serie B e Insigne (quest’ultimo apparso più vivace) per Brunori e Verre, e poi Diakitè per Pierozzi, ma l’inerzia resta favorevole ai padroni di casa. All’88’, su azione d’angolo, arriva la doccia fredda: Simic, lasciato colpevolmente libero, insacca di testa il gol del definitivo 2-1.
È una sconfitta che fa male e che ridimensiona le ambizioni. Il settimo posto momentaneo è ora minacciato dal Cesena, e l’obiettivo sembra ridursi alla difesa di un piazzamento playoff, ben lontano dalle posizioni di vertice auspicate. Questa partita è l’ennesima conferma di una stagione fallimentare, fatta di fiammate illusorie seguite da ricadute preoccupanti. Un “leitmotiv” che brucia punti pesanti e lascia l’amaro in bocca a una tifoseria costretta, ancora una volta, a vedere la propria squadra fare tre passi indietro dopo un promettente passo avanti.
Comunque vada il finale di stagione è indubbio che il Palermo vada rivoluzionato, sia negli assetti societari, in tre anni le hanno sbagliate tutte (fossero stati politici avremmo gridato “Alla Forca!”), che una rosa per lo più di livello medio basso.