Leonardo Badalamenti, figlio del defunto boss Gaetano, condannato a un anno e sei mesi per la vicenda del casolare conteso a Cinisi. Dovrà risarcire il Comune.
Si chiude con una condanna in primo grado la vicenda giudiziaria che vede protagonista Leonardo Badalamenti, figlio del defunto boss mafioso Gaetano Badalamenti, e al centro una disputa per la proprietà di un casolare a Cinisi, immobile che oggi porta il nome di Felicia Impastato, madre di Peppino, il giovane attivista ucciso per ordine dello stesso Tano Badalamenti. La Prima sezione del Tribunale di Trapani, presieduta da Chiara Badalucco, ha inflitto a Leonardo Badalamenti una pena di un anno e sei mesi di reclusione, riconoscendogli tuttavia il beneficio della sospensione condizionale.
Le Accuse: Esercizio Arbitrario, Invasione e Calunnia
L’uomo era imputato per diversi reati: esercizio arbitrario delle proprie ragioni, invasione di edificio e calunnia. Reati che si inseriscono in una complessa contesa legale riguardante la proprietà del casolare, situato in contrada Uliveto (localmente nota come “chianu di Napoli”), un tempo appartenuto alla famiglia Badalamenti e poi confiscato, a seguito, come si è scoperto in seguito, di un errore nell’indicazione della particella catastale da parte dei giudici.
La vicenda ha radici lontane. La confisca del casolare, avvenuta in passato, era stata dichiarata illegittima dalla Cassazione nel 2024, a causa di un errore materiale nell’individuazione del bene. La Suprema Corte aveva stabilito che l’immobile dovesse tornare agli eredi di Gaetano Badalamenti, riconoscendo però al Comune di Cinisi il diritto a un indennizzo di 70 mila euro, in virtù del possesso ultra decennale (dal 2010) e delle attività di interesse sociale svolte al suo interno (l’immobile è stato trasformato in “Casa Memoria Felicia Impastato”).
Il Cambio di Serratura e la Denuncia al Sindaco
Nel 2020, Leonardo Badalamenti, rivendicando la proprietà del casolare e lamentando la mancata risposta del Comune alle sue richieste, aveva deciso di agire autonomamente, sostituendo le serrature della porta d’ingresso. Un gesto che aveva suscitato la reazione dell’allora sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo. Badalamenti, inoltre, aveva denunciato il sindaco al commissariato di Castellammare del Golfo, accusandolo di non aver dato esecuzione a un’ordinanza della Corte d’Assise che aveva evidenziato l’errore nella confisca.
Secondo l’accusa, Leonardo Badalamenti era consapevole che l’immobile era stato trasferito al patrimonio indisponibile del Comune di Cinisi e che l’amministrazione comunale aveva effettuato importanti lavori di ristrutturazione, destinandolo a un uso pubblico. Il Tribunale ha quindi riconosciuto la sua colpevolezza, condannandolo a risarcire il Comune di Cinisi e il sindaco, costituitisi parte civile nel processo, assistiti dall’avvocato Paolo Grillo. È prevedibile che la sentenza di primo grado, emessa ieri, lunedì 10 marzo, sarà oggetto di appello da parte della difesa di Badalamenti.
Un verdetto destinato a fare discutere.