In uno dei quartieri più antichi e popolari di Palermo, sorge uno dei monumenti più importanti del capoluogo siciliano: al-Aziza la splendida, cioè il Castello della Zisa, protagonista della terza puntata di Meraviglie di Alberto Angela in onda martedi 11 Gennaio.
La leggenda
Secondo la tradizione popolare, ad una decorazione pittorica posta nell’arco d’ingresso alla Sala della Fontana, sarebbe legata la leggenda dei Diavoli della Zisa. I diavoli sarebbero i custodi di un immenso tesoro fatto di oro e gemme preziose nascosto all’interno del palazzo. Tutto comincia con una fuga d’amore di due giovani innamorati libici, Azel Comel e El-Aziz, costretti a scappare dalla loro patria dopo che il sultano, padre del ragazzo, si era opposto alle nozze. Arrivati nel capoluogo siciliano, Azel aveva chiamato i migliori costruttori per erigere il Castello della Zisa, dove nascose il tesoro sottratto al padre. Ma i due innamorati erano destinati a morire giovani e a breve distanza l’uno dall’altra, non prima però di aver lanciato un incantesimo: soltanto chi fosse stato in grado di contare i diavoli del dipinto avrebbe rotto l’incantesimo e ottenuto il tesoro. Sembra però che ad oggi nessuno sia ancora riuscito nell’impresa dato che i diavoli, per impedire di essere contati, si mescolerebbero tra loro. Ciò avverrebbe in particolare il 25 marzo, giorno dell’Annunziata, quando fissandoli a lungo si avrebbe l’impressione che muovano la coda e storcano la bocca rendendo impossibile la conta.
La storia ci racconta uno scenario diverso
Dopo la cacciata degli arabi ad opera dei Normanni (1091), in Sicilia l’influenza della cultura araba era ancora molto radicata. Durante i 200 anni della loro dominazione, gli arabi portarono nell’isola la cultura, la poesia, le arti, le scienze orientali e l’architettura. I Normanni, istallatisi nella loro sontuosa corte a Palermo, furono affascinati da tale cultura che aveva modificato e influenzato la stessa lingua parlata. Nel 1165 Guglielmo I (Re di Sicilia dal 1154 al 1166) iniziò la costruzione del Palazzo della Zisa, terminata dal suo successore Guglielmo II intorno al 1175. Essa rappresenta ancora oggi un esempio di perfetto connubio tra architettura normanna e ingegneria araba. La volta nella Sala della Fontana viene decorata con gli dei olimpici disposti a spirale, con al centro Giove e intorno Nettuno, Plutone, Giunone e altri. Le varie stanze del palazzo vengono arricchite da manufatti di matrice artistica islamica, come le musciarabìe (dall’arabo masrabiyya), gli eleganti paraventi lignei a grata.
L’architettura
Strutturata su tre livelli e concepita come residenza estiva dei re, la Zisa venne progettata con degli espedienti architettonici che permettessero di affrontare l’afa dei mesi più caldi dell’anno. Primo fra tutti l’esposizione a nord-est, verso il mare, per godere delle brezze notturne che arrivavano all’interno del palazzo grazie a tre grandi archi posti sulla facciata e alla finestra belvedere del piano alto. Inoltre la grande peschiera antistante il palazzo e la fonte costante di acqua corrente all’interno della Sala della Fontana, permettevano di inumidire i venti in entrata, rinfrescando così gli interni. Per concludere la loro opera, i progettisti crearono dei fori sul pavimento di ogni livello e un sistema di canne, poste nelle torri laterali, per far circolare l’aria fresca. Il risultato fu un impianto di aria “raffrescante” che manteneva fresco tutto il palazzo, sfruttando i flussi d’aria naturale.
La Zisa Patrimonio Unesco
Oggi il Castello della Zisa è sede del museo di arte islamica e dal 2015 fa parte del Patrimonio dell’Umanità (Unesco) nell’ambito dell’”Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale”. Diavoli e Dei, cultura occidentale e cultura islamica, incantesimi e tesori nascosti. Il folklore è intriso di tutte le influenze che segnano un popolo e rielabora la storia sulla base delle credenze. Per questo quando a Palermo soffia un vento molto intenso, si dice che i diavoli sono usciti dalla Zisa portando con sé l’aria fresca del palazzo. Per questo i diavoli si muovono per non essere contati e proteggono il tesoro del palazzo. E per questo, quando i conti non tornano il palermitano dice “E chi su, i riavoli ‘ra Zisa?”
Elena Di Maio – Palermo Post