Carini (PA) – Il Comune di Carini esce sconfitto da una lunga battaglia legale contro le imprese che hanno realizzato la vasca di raccolta e sollevamento dei liquami in contrada Predicatore. Il giudice Daniela Galazzi della quinta sezione civile ha respinto il ricorso presentato dall’amministrazione comunale, che chiedeva un risarcimento danni di 860.000 euro per presunti difetti di costruzione dell’opera, realizzata nel 2005.
La Causa: Danni per Difetti di Costruzione Contestati dal Comune
Il Comune di Carini aveva citato in giudizio la Viman srl, capogruppo dell’ATI (Associazione Temporanea di Imprese) costituita insieme a Savatteri Costruzioni, accusandole di non aver eseguito i lavori a regola d’arte. Secondo l’amministrazione, già nel 2009 si erano verificate le prime perdite dalla vasca e dalla condotta idrica, causate da una posa non corretta delle tubazioni, realizzate senza il previsto letto di posa adeguato.
Nel ricorso presentato nel 2018, il Comune aveva evidenziato come le fuoriuscite di liquami fossero da ricondurre a rotture in diversi punti della condotta. L’amministrazione chiedeva quindi il risarcimento del danno patrimoniale (quantificato in 860.000 euro), oltre ai danni consequenziali e al danno all’immagine subito, da liquidarsi in via equitativa.
La società Viman, difesa dall’avvocato Giuseppe Ribaudo, ha contestato la ricostruzione del Comune, sostenendo che le rotture della condotta fossero da ricondurre a interventi di riparazione effettuati sui quadri elettrici e sul gruppo elettrogeno, danneggiati da atti vandalici. Una tesi che ha trovato accoglimento da parte del giudice.
La Sentenza: Comune Decaduto dal Diritto di Risarcimento
Il giudice Daniela Galazzi ha respinto il ricorso del Comune di Carini, accogliendo le tesi delle imprese. La sentenza si basa su un principio fondamentale: il committente (in questo caso il Comune) ha l’onere di agire entro un anno dalla scoperta dei vizi nell’esecuzione dell’appalto. Il diritto al risarcimento si prescrive in un anno dalla denuncia dei difetti.
Nel caso specifico, è emerso che il Comune di Carini era a conoscenza della non corretta esecuzione delle opere già dal 2013, in particolare della posa errata delle tubazioni. Era stato lo stesso Comune a richiedere diversi interventi alle imprese a partire da quella data e poi successivamente nel 2017, dimostrando di essere consapevole dei vizi. Pertanto, l’azione legale avviata nel 2018 è stata considerata tardiva e il Comune è decaduto dal diritto al risarcimento.
Oltre al mancato risarcimento, il Comune di Carini è stato condannato a pagare le spese legali alle imprese appaltatrici, per un importo di 7.000 euro. Una sconfitta su tutti i fronti per l’amministrazione comunale, che vede sfumare la possibilità di ottenere un cospicuo risarcimento per i presunti danni subiti. Una sentenza che sottolinea l’importanza della tempestività nelle azioni legali in materia di appalti pubblici e che potrebbe avere ripercussioni sulle future strategie dell’amministrazione in casi analoghi. Rimane da capire chi pagherà per i danni subiti.