Incendi di cavi di rame rubati a Carini: aria irrespirabile e residenti esasperati
Nella zona costiera di Carini si ripetono, con allarmante frequenza, episodi di incendi legati al traffico illegale di rame. Ancora una volta, i vigili del fuoco sono stati chiamati a intervenire per spegnere le fiamme che hanno avvolto una pila di cavi rubati, abbandonati su un tratto di arenile. Questa pratica, ormai ricorrente, prevede che i ladri brucino le matasse per eliminare la guaina in gomma, rendendo così più facile la vendita del metallo sul mercato nero.
Una pratica pericolosa e nociva
Gli incendi vengono spesso appiccati coprendo i cavi con sterpaglie e rifiuti, che alimentano le fiamme e aumentano la densità del fumo. L’ultimo episodio si è verificato durante la notte, quando una nuova colonna di fumo nero e pungente ha invaso l’area, costringendo i residenti, ormai esasperati, a richiedere l’ennesimo intervento dei vigili del fuoco. La situazione si ripropone regolarmente, creando un clima di preoccupazione tra gli abitanti per i rischi legati alla salute e all’ambiente.
Un problema che affligge la costa di Carini
La costa di Carini sembra essere diventata un punto strategico per i ladri di rame. La sua posizione isolata e poco controllata consente ai malviventi di accumulare cavi rubati, trasformando alcune zone in veri e propri depositi illegali. Qui i materiali vengono incendiati, generando una coltre di fumo che non solo è visibile da lontano, ma anche estremamente tossica, causando disagio e pericolo per la popolazione. Ricordiamo l’incubo vissuto dai pendolari proprio un paio di settimane fa, proprio dopo un furto di rame che fermò per più di 12 ore la circolazione ferroviaria.
Residenti esasperati e richieste di intervento
I cittadini di Carini denunciano da tempo questa situazione, sottolineando come gli incendi rendano l’aria irrespirabile e compromettano la qualità della vita. «Ogni volta che accade siamo costretti a chiuderci in casa, ma il fumo penetra comunque ovunque», lamenta un residente. La colonna di fumo, accompagnata dal forte odore di plastica bruciata, non solo rappresenta un rischio sanitario, ma anche un problema ambientale che deturpa il territorio.
Un problema che va oltre la salute pubblica
Oltre ai rischi per la salute, gli incendi di cavi di rame sollevano preoccupazioni più ampie, tra cui il danno ambientale causato dalla dispersione di sostanze tossiche nel suolo e nell’aria. La plastica bruciata rilascia diossine e altri composti pericolosi, con effetti dannosi sia per l’ecosistema locale che per la fauna marina della costa.
Una soluzione non più rinviabile
Affrontare il problema richiede un approccio integrato che combini prevenzione, repressione e sensibilizzazione. Interventi mirati, come il monitoraggio delle aree isolate e l’inasprimento delle pene per i responsabili di questi atti, potrebbero rappresentare un passo avanti. Allo stesso tempo, è necessario avviare campagne di sensibilizzazione per coinvolgere la comunità e rendere i cittadini più consapevoli dell’importanza di segnalare tempestivamente situazioni sospette.
La costa di Carini non può continuare a essere teatro di episodi così dannosi. Serve un’azione coordinata tra autorità locali, forze dell’ordine e cittadini per porre fine a questa pratica illegale e garantire un ambiente più salubre e sicuro per tutti.