Raccontare fatti di cronaca drammatici, come quelli del bimbo morto a Sharm el-Sheikh in Egitto, ha anche una funzione pedagogica, oltre che informativa. Perché conoscere i rischi che possono causare tragedie aiuta ad evitarli. Ma ad un certo punto bisogna fermarsi. Non è più cronaca diventa morbosa speculazione. Non si completa l’informazione formulando congetture e ipotesi o cercando a tutti i costi di spettacolarizzare il dolore di amici e parenti, cercando di specularci per qualche visualizzazione in più.
L’informazione finisce quando si chiudono i cerchi e di un fatto si sono raccontati prologo ed epilogo. Ma, il mestiere dell’operatore della comunicazione non è fare l’investigatore o il giudice. L’inchiesta giornalistica può supportare il lavoro degli inquirenti, ma non lo può e non lo deve sostituire.
Così noi, che non abbiamo raccontato i fatti del bimbo morto a Sharm, vogliamo però rilanciare l’appello della famiglia Mirabile a fermarsi. A rispettare l’immenso dolore di chi ha perso un figlio senza un perché. A non inquinare il lento processo di elaborazione del lutto di una famiglia distrutta.
La famiglia Mirabile ha chiesto silenzio e rispetto del proprio dolore tenuto conto della pressione mediatica che si è creata. Ritiene che “qualsiasi forma di speculazione sulle cause del decesso sia prematura”. Pertanto i genitori del piccolo Andrea, morto in Egitto, hanno deciso di non rilasciare o far rilasciare più dichiarazioni, “sino a quando non ci saranno notizie ufficiali e rilevanti, che verranno immediatamente messe a disposizione della stampa attraverso i propri legali”.
Fermiamoci qui, lasciamo lavorare gli inquirenti, rispettiamo chi in questo momento sta affrontando il peggiore dei drammi che possa capitare ad un genitore. Ma soprattutto trattiamo i fatti sviluppandoli per svolgere le due funzioni che fanno del giornalismo una disciplina necessaria alla società: informare ed educare.
Palermo Post, che non aveva raccontato del bimbo morto a Sharm, si stringe attorno al dolore della famiglia Mirabile.
Simone Di Trapani – Palermo Post