L’Arcivescovo di Palermo Monsignor Corrado Lorefice ha presieduto questa mattina la Celebrazione Eucaristica di inizio anno con le autorità cittadine presso l’ex Noviziato dei Crociferi. Nella sua omelia l’Arcivescovo ha voluto ricordare i tanti squilibri e gli ambiti di sofferenza presenti nella città di Palermo; “Che il particolare cammino lungo l’Anno Giubilare Rosaliano per i 400 anni del Festino di Santa Rosalia non sia una sommatoria di eventi ma l’occasione privilegiata per servire la città”, ha sottolineato Lorefice che, al termine del messaggio di saluto offerto dal Sindaco Roberto Lagalla, ha ricordato le numerose sollecitazioni offerte dal Presidente della Repubblica nel suo Messaggio di fine anno.
“Il Salvatore venuto in questo nostro mondo ci chiede di abitarlo in tutta la sua bellezza e con tutto il suo travaglio e complessità – ha proseguito l’Arcivescovo – Ci chiede di chiamare per nome la sofferenza e le contraddizioni della Casa comune, del mondo e della città che abitiamo. Ci chiede di non aver paura del clamore dei pre-potenti e degli ingannatori che profanano le nostre case e le nostre piazze e che illudono i nostri figli vendendo false felicità. Ci chiede di non abituarci all’indifferenza di chi respinge, in dispregio alla dignità umana e al dovere di accogliere, chi ha bisogno di cura e di giustizia. Ci chiede di saper riconoscere e accogliere la vita, di farle spazio, di prepararle un humus favorevole, di prendercene cura. Di professare il bene, di abiurare il male. Di essere custodi e diffusori di bellezza, di quella bellezza spesso degradata della nostra Città ricca di storia e di arte”.
Il Giubileo Rosaliano nel IV Centenario del ritrovamento del corpo della nostra Santuzza “come ho avuto già modo di dire, lungi dall’essere una mera commemorazione o solamente un complesso di manifestazioni civili e religiose, è una preziosa opportunità di rinnovamento spirituale e umano per l’intera Città”. “Se uniremo le forze, protesi a rianimare il volto spirituale della Città, potremo meglio intercettare il futuro già presente in essa – attraverso uomini e donne responsabili che agiscono con umiltà nella feriale ordinarietà – e gioire della sua rinascita urbana, sociale e culturale. Una Città degna di Rosalia e di Biagio Conte, dei tanti martiri della giustizia e della fede. Una Città che si alza dalla notte delle persone. Una comunità non più sbriciolata nelle solitudini individuali, non più costretta a piangere i suoi figli appena chiamati alla vita” conclude.