Palermo ricorda il pittore Andrea Di Marco (Palermo, 1970-2012), a dieci anni dalla prematura scomparsa, con la mostra “Pegno“, concepita come un omaggio all’inconfondibile poetica figurativa dell’artista. A Palazzo Branciforte, sede della Fondazione Sicilia, sono in mostra trenta dipinti anche di grandi dimensioni, selezionati dai curatori Sergio Troisi e Alessandro Pinto, posti in un dialogo con le scaffalature lignee che a perdita d’occhio percorrono le sale. In mostra sono raccolti i lavori più emblematici dell’autore, quelli popolati da oggetti abbandonati o in disuso, ma anche quelli che meglio rappresentano quel particolare realismo che ha portato Andrea Di Marco a essere sempre più identificato con Palermo e la Sicilia, mettendone in evidenza lo sguardo beffardo e malinconico. L’esposizione, visitabile da oggi all’8 gennaio, è promossa dall’Archivio Andrea Di Marco in collaborazione con la Fondazione Sicilia e l’Accademia di Belle Arti di Palermo e realizzata con il contributo di Elenk’Art e Galleria Bonelli.
Con Alessandro Bazan, Francesco De Grandi e Fulvio Di Piazza, Andrea Di Marco aveva dato vita, tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del 2000, alla Scuola di Palermo, sodalizio che si era affermato sulla scena artistica italiana “in un momento – spiega il curatore Sergio Troisi – in cui la fase del ritorno alla pittura declinava in favore di un diverso orizzonte di proposte concettuali e di nuovi media, individuando un punto di convergenza e irradiazione dei quattro percorsi nell’idea stessa della pittura, della sua materia e della sua stratificata memoria, come luogo di esplorazione del sentimento contemporaneo”. Il severo rigore formale di Andrea Di Marco, in particolare, dava a ogni suo soggetto un’evidente concretezza, gli restituiva profondità e luminosità, ponendosi in continuità con la storia dell’arte e dell’umanità.