La Carrarese esce vincitrice dal confronto con un Palermo spento, lontano parente della squadra brillante vista contro lo Spezia. Decisivo il gol di Shpendi al 77° minuto, frutto di un incredibile errore di Claudio Gomes, che, con un retropassaggio scellerato, ha spianato la strada al successo dei padroni di casa.
Il match si era aperto con il Palermo più propositivo, capace di creare qualche pericolo senza però essere troppo incisivo. Del resto, la mancanza di attaccanti capaci di metterla dentro è il più grande problema della squadra. Di fronte, una Carrarese compatta e ben organizzata. I toscani fanno pressing altissimo, mettendo sempre in difficoltà la tanto discussa costruzione dal basso, segno distintivo di una giovane leva di allenatori che ancora devono dimostrare tutto il loro lavoro. Il primo tempo appare dominato dalla noia fino al 44°, quando Henry, servito da Di Mariano, calcia malamente sopra la traversa, divorandosi l’ennesima occasione da gol di questa prima parte di campionato.
La ripresa si apre senza cambi, ma con la Carrarese più intraprendente. Desplanches e la difesa rosanero salvano in più di un’occasione la rete siciliana. I cambi del tecnico rosanero, come spesso avviene, non sortiscono alcun effetto e, quando sembrava arrivare un pareggio, ecco il patatrac: da un corner per il Palermo, il portiere toscano rilancia lungo. Gomes, in un clamoroso errore, scavalca il proprio portiere con un colpo di testa, lasciando il pallone a Shpendi che, invece, i gol li sa fare e insacca facilmente a porta vuota.
Ovviamente a noi non è dato sapere cosa avviene all’interno dello spogliatoio rosanero. Il Palermo FC è un sistema chiuso che comunica solo quello che vuole comunicare, allergico alle critiche di chi solleva sacrosanti dubbi. Però qualcosa che non funziona c’è, ed è lì da tempo. Dal dopo Sagramola, Castagnini e Baldini, il Palermo è una macchina che cammina a singhiozzo. Sono cambiati allenatori, staff, calciatori, ma la musica resta sempre la stessa. L’impressione è quella di vedere calciatori che spesso funzionano come solisti e quasi mai come parte di un coro.
In tanti ricominceranno a chiedere la testa di Dionisi, che, in fin dei conti, è un giovane allenatore di buone prospettive, né più né meno di tanti altri, e che, se avesse una vera squadra capace di cantare all’unisono la sua sinfonia calcistica, potrebbe anche essere l’uomo giusto per fare il salto di categoria. Il punto è che il problema non è più solo tecnico e forse non lo è mai stato.
Il Palermo sarà una squadra vincente in B, come in Lega Pro o in A, solo quando sarà gestito da una società diretta da persone che possono vantare successi nel mondo del calcio, aperte alla città e meno vanagloriose.