Stigghiolari palermitani. Sebbene negli ultimi anni abbiamo assistito allo “street food revenge”, una vera e propria rivisitazione delle tradizioni di strada, a Palermo si mantengono saldi i principi di appartenenza.
La sempre crescente apertura di locali dedicati al cibo “veloce” ma tradizionale, in cui il concetto di street food viene per forza meno e dei quali, ammettiamolo pure, non se ne sentiva il bisogno, ha dato luogo a ibridazioni mangerecce, che strizzano ruffiane l’occhio al turista più curioso, ma fanno storcere il naso con vivo scetticismo al palermitano più verace. Mangiare uno sfincionello o un’arancina al tartufo bianco d’Alba seduti a un tavolo tra una testa di moro e una ben piazzata piastrella con limoni e olive, per giunta con coltello e forchetta, non da certo la stessa soddisfazione!
E allora il palermitano in cerca di “spizzuliamento”, che ha smarrito la strada con la viva e opprimente sensazione di “avugghia persa”, viene attirato all’improvviso dall’apparire all’orizzonte dei rassicuranti segnali di fumo, che, con dense e biancastre spire di acre odore, ammaliano e riempiono gli occhi di lacrime, al limite con la contentezza!
Non è certamente la fame a dettare la sosta in una delle nostre stazioni di città, quanto l’aumento della salivazione alla vista dell’enorme barbecue posto ai margini della strada.
Mai intaccati dalle novità di una città in continua espansione economica, gli stigghiolari hanno conservato “ricetta” e postazioni, conferendo alla città quell’aspetto di mercato diffuso, che trattiene in sé la secolare stratificazione della cultura del cibo da strada.
La tradizione vuole infatti che le stigghiole arrivino direttamente dalla cucina greca e che il nome sia stato mutuato dal latino extiliola, diminutivo di extilia, intestini.
Stigghiola e Stigghiolari
Archeo-gastronomia e alta letteratura a parte, fatto sta che questa pietanza, nata certamente nell’ottica di soddisfare gli appetiti di chi in passato non poteva permettersi carni più pregiate, ha percorso il tempo senza mai mutare o contravvenire all’idea di intere generazioni sul cibo condiviso.
La stigghiola, aperitivo di budello di vitello (di capretto solo in rari casi e se hai il “parrocciano” di riferimento!) avvolto in uno scalogno, che fa da sostegno, ma anche da ingrediente di contrasto con la sua croccantezza e succosità, va assaporata calda, appena tirata giù dalla brace. E tra un bicchiere di nero d’Avola e una birra “atturrunata” (perché gli stigghiolari più organizzati offrono un servizio completo), si rinnova il rito della personalissima via crucis palermitana o, se lo preferite, delle tappe alla ricerca degli autogrill di città!
Per chi volesse assaporare o provare stigghiolari finora non battuti, i must sono:
– ponte di via Ernesto Basile, su via Regione Siciliana
– Viale Regione Siciliana corsia laterale, ingresso via Ciaculli
– arco della Zisa
– fronte mercato ittico
– Via Don Orione
– Via Leonardo da Vinci
– Piazza Caracciolo
– incrocio Via Pietro Bonanno con via Isaac Rabin
– Villa Adriana
– Via Porta Carini
Irene D’Asta PalermoPost