Sbrigati, sinnò ti spaccu u cervieddu (altrimenti ti spacco il cervello, ndr)”. È solo una delle agghiaccianti frasi pronunciate da una 64enne di Montelepre, ora in carcere insieme al marito 60enne e al figlio 31enne, accusati di maltrattamenti aggravati in concorso nei confronti della figlia/sorella disabile. Una storia di violenza domestica e di sopraffazione, consumata tra le mura di una casa che, invece di essere un rifugio sicuro, si era trasformata in un teatro di orrori quotidiani.
La Notte di Natale: Minacce e Insulti alla Figlia Disabile
Le intercettazioni ambientali, disposte dagli inquirenti dopo la denuncia degli assistenti sociali di Montelepre (Palermo), hanno svelato un quadro drammatico di violenze fisiche e psicologiche. La notte di Natale, ad esempio, la 64enne S.R. (queste le iniziali della donna), ha svegliato la figlia disabile nel cuore della notte, insultandola e minacciandola: “Io t’ammazzo, bastarda e inutile. Amunì, ca sentu friddu (Dai, che sento freddo, ndr). Ti rompo le corna, cosa inutile, prostituta e lurida”. Parole terribili, pronunciate con rabbia e disprezzo, che testimoniano il clima di terrore in cui viveva la vittima.
Ma le intercettazioni non hanno registrato solo minacce e insulti. Gli inquirenti hanno captato anche il rumore dei colpi di bastone e dei ceffoni inflitti sistematicamente alla donna disabile, accusata di non saper fare le pulizie e di non obbedire ai comandi dei familiari. Un quadro di violenza fisica e psicologica che si ripeteva quotidianamente, come sottolinea il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Palermo nell’ordinanza di custodia cautelare.
Vessazioni Psicologiche e Morali: “Annichilita dalla Violenza Familiare”
Il GIP parla di “condotte sia attive che omissive di vessazione di tipo psicologico e morale”, tra cui umiliazioni, intimidazioni, minacce di morte o di gravi aggressioni, insulti e imprecazioni. Ma anche di violenza fisica, con strattonamenti, percosse con il bastone e schiaffi. Un quadro di “gravissimo clima di sopraffazione”, che ha portato la vittima a essere “annichilita dalla complessiva violenza familiare”, resa “incapace di reagire anche verbalmente alle offese, alle minacce e alle intimidazioni”.
Per il GIP, che ha accolto le richieste della Procura e ha disposto l’arresto dei tre familiari, tra le mura domestiche si era creato “un clima familiare ormai incancrenito”, caratterizzato da un “assoggettamento totale della vittima alle condotte violente dei familiari”. Le violenze, secondo quanto ricostruito dalle indagini, partite nel settembre scorso, non sarebbero recenti, ma “risalenti nel tempo e con carattere abituale”. Il GIP sottolinea inoltre “l’elevata spinta criminogena” degli indagati, sostenuta da un “sentimento immutato di profondo e compulsivo disprezzo verso la vittima”, che legittima “un giudizio decisamente negativo sulla pericolosità sociale” e sulla “capacità di autocontrollo” dei tre familiari, probabilmente alimentata anche dalla “condivisione familiare”. Adesso la speranza è che possa essere aiutata a rifarsi una vita.