Il barettu sfrattato, impazza la polemica, si lanciano campagne di raccolta firme, ci si dispera come se fosse il black Tuesday panormita. Insomma, è arrivata la notizia dell’estate, una di quelle che, se butta male, se ne parlerà fino alla fine della bella stagione, quando le cabine verranno smontate e Mondello tornerà ad essere una seducente nostalgia palermitana.
Come restare indifferenti a questo drammatico sopruso, che porterà in futuro ad avere seri problemi a distinguere i dandy dai comuni cittadini? Come faremo a delimitare, senza rivolte sociali, Mondello dall’Addaura? Ma soprattutto, sfrattando il barettu, si perderà il famoso accento palermitano?
O tempora O mores! Direbbero i latini…
Che danno socio-culturale che stanno infliggendo ai palermitani, i quali accorati inneggiano alla pacifica rivolta, con tanto di pubbliche manifestazioni, affinché la storia non dimentichi.
Infatti, i posteri dovranno invidiare quelle intere generazioni che possono parlare e fregiarsi di avere frequentato il barettu. Quel piccolo chiosco che però, negli anni, ha visto l’avvicendarsi e l’intrecciarsi di intere vite, tanto da fare un baffo alla trama del film “Pomodori Verdi Fritti alla fermata del treno”. E quando ormai canuti, inspiegabilmente orfani e restii all’oblio, passeremo lì davanti e, con la stessa malinconia di quando i nostri nonni parlavano del boom economico della fine degli anni ’50, racconteremo ai nostri nipoti dei pomeriggi trascorsi al barettu, in sottofondo, come in una scena degna dei Vanzina, la melodia di “Celeste Nostalgia” accompagnerà una lacrimuccia, memoria e onore di un luogo che, in qualunque periodo dell’anno, sapeva di estate, di goliardiche amicizie e, perché no, di eterno fancazzismo.
Ipseità – PalermoPost