PALERMO – Trentatré anni sono trascorsi da quel boato che squarciò l’autostrada A29, ma il ricordo della strage di Capaci e l’eco del coraggio di chi cadde sotto i colpi della mafia risuonano oggi, 23 maggio, con immutata potenza. L’Italia intera si ferma per non dimenticare il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e collega Francesca Morvillo, e gli uomini della sua scorta: Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. In questa giornata densa di memoria e commozione, le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si levano come un monito e un faro: la vigilanza contro le mafie deve restare altissima, e la lotta per sradicarle deve proseguire con inflessibile determinazione.
Rievocando una delle frasi più celebri e cariche di speranza di Giovanni Falcone – «La mafia, come ogni fatto umano, ha avuto un inizio ed avrà anche una fine» – il Presidente Mattarella ha sottolineato come questo profetico avvertimento continui a sollecitare “coerenza e impegno educativo, spronando chiunque nella società a fare la propria parte insieme alle istituzioni, a ogni livello”. Nonostante la mafia abbia “subìto colpi pesantissimi”, ha ammonito con lucidità il Capo dello Stato, “all’opera di sradicamento va data continuità”. È di cruciale importanza, ha poi aggiunto, “cogliere le sue trasformazioni, i nuovi legami con attività economiche e finanziarie, le zone grigie che si formano dove l’impegno civico cede il passo all’indifferenza”. Di qui, l’appello vibrante del Presidente a un impegno collettivo, che veda “le nuove generazioni coinvolte nella responsabilità di costruire un futuro libero da costrizioni criminali”.
Il Presidente Mattarella ha definito l’attacco feroce e sanguinario di Capaci, e quello che lo seguì poche settimane dopo in via D’Amelio a Palermo, come “una ferita tra le più profonde della nostra storia repubblicana”. Il suo primo pensiero, “commosso oggi come allora”, è andato a tutte le vittime di quella stagione di terrore mafioso, unendo nel ricordo Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, a Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. “Servitori dello Stato – ha scandito Mattarella – che la mafia uccise con eclatante violenza per piegare la comunità civile”. Ma quelle immani tragedie, ha voluto fortemente ricordare il Presidente, “generarono una riscossa della società e delle istituzioni”. L’inaudita violenza stragista, infatti, “svelò la minaccia alla libertà di ogni cittadino”, e il contrasto alla mafia si intensificò progressivamente “fino a scardinare le posizioni di comando dell’organizzazione criminale”. È proprio in questa memoria viva e pulsante di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che il 23 maggio è, a pieno titolo, diventata la “Giornata della legalità”.
Anche quest’anno, Palermo si conferma il cuore pulsante della commemorazione, con un coinvolgimento straordinario e commovente del mondo della scuola, a testimonianza di un testimone che passa di generazione in generazione. Circa tremila studentesse e studenti provenienti da tutta la provincia si sono dati appuntamento davanti al Palazzo di Giustizia per l’iniziativa “Tribunale chiama scuola”. Questo evento, ormai tradizionale, salda il legame prezioso tra i giovani, il mondo dell’avvocatura e quello della magistratura, ed è organizzato congiuntamente dall’Ordine degli Avvocati di Palermo, dall’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo e dalla Rete per la Cultura Antimafia nella Scuola. La lunga mattinata dedicata alla memoria si è aperta sin dalle 9 in piazza Vittorio Emanuele Orlando, con toccanti performance musicali e letture di brani e poesie in ricordo dei martiri di Capaci, vedendo protagonisti i ragazzi e le ragazze di ben 59 scuole palermitane. Dalle ore 11:30, poi, la solenne e partecipata commemorazione si è spostata in piazza della Memoria, luogo simbolo all’interno della Cittadella giudiziaria.
Un altro momento di altissimo valore simbolico e culturale della giornata è stata l’apertura ufficiale al pubblico del «Museo del presente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino», un ambizioso progetto promosso e curato dalla Fondazione Falcone. Al “battesimo” di questo nuovo, importante spazio dedicato alla memoria attiva e alla riflessione critica, avvenuto a partire dalle 9:30, hanno presenziato figure istituzionali di primo piano: i ministri della Giustizia, Carlo Nordio, dell’Interno, Matteo Piantedosi, e della Cultura, Alessandro Giuli. All’interno del museo, come testimonianza perenne della brutalità mafiosa e del coraggio di chi la combatte, ha trovato definitiva e suggestiva collocazione la teca che custodisce i resti della Fiat Croma blindata, identificata con la sigla radio “Quarto Savona Quindici”. Era l’automobile della scorta di Giovanni Falcone, polverizzata nell’attentato del 23 maggio 1992, e oggi si erge a potente monito contro ogni forma di violenza e prevaricazione.
Le iniziative di commemorazione proseguiranno anche nel pomeriggio, animando le vie della città. Alle ore 15, infatti, da Piazza Verdi, antistante il Teatro Massimo, prenderà il via un corteo cittadino, che si annuncia partecipato e sentito, quale espressione vibrante e autentica dell’antimafia sociale. Il corteo si snoderà per le vie del centro fino a raggiungere via Giacomo Leopardi. A promuoverlo sono i giovani, gli studenti e le studentesse della città, insieme a numerose e variegate realtà associative del territorio, tutti uniti dall’obiettivo comune di riaffermare con forza e convinzione il valore imprescindibile della memoria, della ricerca della verità e dell’impegno quotidiano e concreto contro ogni forma di mafia e di illegalità. Il culmine emotivo della lunga giornata di commemorazione, come da consolidata e toccante tradizione, sarà raggiunto in via Notarbartolo, sotto l’Albero Falcone, divenuto simbolo di resistenza e speranza. Qui, alle ore 17:58, l’ora esatta della strage, un silenzio carico di significato, di dolore e di rinnovato impegno civile avvolgerà tutti i presenti. Sarà un momento per stringersi idealmente nel ricordo incancellabile delle vittime e per rilanciare, con ancora più forza, la sfida alla mafia, nel nome di chi ha sacrificato la vita per un’Italia più giusta e libera.