Quella appena conclusa é stata una delle estati palermitane più calde dell’ultimo ventennio, la nostra seconda estate pandemica, vissuta, soprattutto dai vaccinati, con la voglia di mettersi alle spalle ogni limitazione sociale e la paura che persino il vaccino non sia servito a scacciare il brutto virus. Un estate di incendi, di discoteche clandestine, di bollettini covid da quarta ondata e naturalmente di strategie elettorali sotto l’ombrellone. Infatti, incombe il 2022 anno in cui si voterà prima per il rinnovo dell’amministrazione palermitana e dopo per il presidente e il parlamento siciliano.
Che il circo pre elettorale abbia inizio, c’é chi prova ad edificare nuovi tendoni, c’é chi prova a mettere le toppe a quelli vecchi e chi un tendone non ce l’ha. I primi a partire sono sempre gli auto candidati Sindaco di Palermo, che siccome gli sembra brutto dire io mi candido, lo fanno annunciare in pompa magna alla cugina, per poi rispondere “il popolo chiede il mio sacrificio, non mi resta che accettare la sfida”. Poi ci sono quelli che ci lavorano da cinque anni, come il topolino con la noce, che prima o poi toccherà a loro. E per farci quattro risate non mancano neanche i clown, che con il 2% ambiscono a diventare primo partito in Città.
Mentre chi ha amministrato fino ad ora tenta di dipingere di rosso un tendone rosa sbiadito e tutto rattoppato, c’é pure chi é amico della contentezza e cerca di saltare più in alto di tutti facendo acrobazie sul tappetino elastico per essere notato.
Il Circo Pre Elettorale
Il circo pre elettorale ormai é arrivato in Città e mai come in questi ultimi mesi i funamboli si sono trasformati in giardinieri, alberi potati in ogni via ed il suono dei decespugliatori comunali diventa la dolce cantilena che ha accompagnato, insieme alle cicale, la calda estate palermitana. In ogni circo che si rispetti, anche se a noi non piace, non può mancare il domatore di leoni, che sfoggia ad ogni spettacolo i vecchi felini dalla criniera grigia, animali che ne hanno passate di tutte nella loro vita, muovendosi da destra a sinistra e da sinistra a destra, senza pace nella dorata gabbia di sala delle lapidi. E non può mancare il pifferaio magico con l’elmo vichingo in testa che prepara il suo esercito di topi alle barricate contro lo straniero.
Un copione che si ripete, più o meno identico, ogni cinque anni, che come il circo, quello vero, ha perso ogni fascinazione poetica, forse perché manca il “Matto”, quell’essere giocoso che con le ali di carta dispensa perle di saggezza. Gelsomina, nella Strada di Fellini, che un po’ Charlot e un po’ Totò incarna la follia che si trasforma in visione e saggezza, quella tenera pazzia che diventa amore e riesce persino a far sciogliere il rozzo Zampanò.
Simone Di Trapani – Palermo Post