Non finiremo mai di ripetere che un calcio senza ambizioni porta soltanto risultati mediocri. Non sappiamo a cosa serva il mantra ripetuto costantemente da Corini fino ai massimi livelli dirigenziali. Era necessario riaddormentare una piazza che volava sulle ali dell’entusiasmo? Si voleva forse eccedere in umiltà perché i grandi investimenti non sono sulla squadra? O forse si volevamo mettere d’accordo tutti i palermitani, amici e nemici della contentezza finalmente uniti nella mediocrità?
Sta di fatto che si riparte da Palermo Cittadella con i rosanero ad occupare il terzultimo posto in classifica. Una profezia che si auto avvera, quella di Corini. Perché se ripeti ai tuoi che sono tra i peggiori della categoria, fargli trovare motivazioni, entusiasmo e fiducia in se stessi diventa praticamente impossibile. Così se fino ad oggi l’approccio tattico dell’allenatore è stato profondamente deludente, quello psicologico meritava l’esonero di Zampariniana memoria già dalla terza parola in conferenza stampa.
In un’Italia, dove persino il tifo è scollegato dall’appartenenza e, per dirla con Tevez, si tifa per moda, partire da sconfitti non è mai la scelta giusta. La gente smette immediatamente di crederci, finiscono gli entusiasmi i sogni e si ricomincia a guardare la serie A, ignorando persino l’esistenza di una società locale, pur di gioire per una vittoria che non ti appartiene.
Nel male il Palermo avrà sempre i suoi 10000 tifosi divisi in amici e nemici della contentezza, in fazioni ultrà ed in nostalgici (ci iscriviamo a questa categoria) di un calcio romantico per il quale Biffi era un cecchino su punizione. Ma soltanto nel bene il Barbera diventa il dodicesimo uomo in campo. Malgrado in curva si siano autonominati 12, come la mitica tifoseria del Boca, non siamo alla Bombonera dove si canta e si suona per 90 minuti anche sotto di tre goal ed ogni abitante del barrio de La Boca ha tatuato il blu e giallo nel proprio petto.
Piedi per terra e necessità di costruire un futuro solido sono i presupposti dai quali qualsiasi azienda deve muoversi, ma l’assenza di ambizioni e il vivacchiare mediocre, sono pericolosi tanto nel business, quanto nello sport. Oggi contro il Cittadella, Corini e i suoi uomini devono scegliere se vivacchiare nella mediocrità o fare un balzo in avanti al tredicesimo posto e ricominciare da qui la stagione.
Sarebbe bello se lo stadio fosse pieno e sventolassero 30mila bandierine con la scritta Serie A. Un segnale per il City Group, per Mirri, per Corini per tutti quelli che ci ricordano sempre che gli ultimi non possono mai essere i primi. Questa città con il calcio ha il diritto di sognare l’impossibile, perché di mediocre c’è già la quotidianità. Peccato, però, che la moda è già finita da un pezzo e verosimilmente entreremo in un Barbera semivuoto diviso in amici e nemici della contentezza, affidando la nostra fortuna a Santa Rosalia com’è stato ieri e come sarà domani.