L’Ance, anche oggi, torna a chiedere la motivazione sul perché la regione non paga le imprese, pur avendo i picciuli in cassa. Ora dico io, ma glielo vogliamo concedere il tempo di contare centesimo su centesimo 3,2 miliardi di euro? E che è tutta ‘sta fretta? Calma, che poi si confondono, perdono il conto, devono ricominciare, si n‘annu agghiri in ferie, c’è scirocco, fa caldo. Addirittura, questa inspiegabile insistenza potrebbe mettere in dubbio l’efficacia del sistema burocratico siciliano, che è sì palesemente obsoleto, di vecchio stampo (mbcfutshb) e pieno di falle, ma qui ci sono tanto affezionati.
Insomma che vuole l’ANCE, u’ sannu tutti ca’ noi siciliani semu comodi e che le cose le facciamo con i nostri tempi, tempi che espressi in cifre vanno dai 60 a 30 anni circa. Infatti, dopo quanti anni sono finiti i lavori sulla Palermo-Messina? Circa 30. Dopo quanti anni è stato concepito il tram? Circa 50. Dopo quanti anni è stato reso operativo il piano regionale per l’amianto? 30 anni…e così via.
Ma la notizia del giorno, quella che spacca le testate e anche gli zebedei (informatevi sulla Treccani cosa vuol dire) è l’obbligo, a partire da oggi, di esibire il green pass, obbligo tutto all’italiana. Quindi, per evitare di incorrere in salatissime multe, vi riepilogo le regole: se sei un comune Caio Sempronio, da oggi, per entrare in alcuni luoghi e/o attività, estratti al bingo dai nostri governanti, bisogna esibire il green pass con tanto di documento d’identità, oppure il documento che attesti un tampone eseguito nelle ultime 48h. Invece, se sei un europarlamentare della Lega, basta solamente presentarsi bardato con tuta, calzari e mascherina.
Tutto il resto è noia (cit. Califano)
Roberta D’Asta – PalermoPost