Il 31 dicembre scade lo stato d’emergenza Covid e gli ospedali rischiano di svuotarsi in termini di organico. Scadono infatti anche i contratti a tempo degli operatori sanitari che negli ultimi tre anni hanno tenuto a galla il sistema sanitario regionale siciliano.
Una situazione che rischia di mandare nel caos la sanità dell’isola. A lanciare l’allarme sono i sindacati. «Il mancato rinnovo dei precari della sanità siciliana, e degli operatori sociosanitari in particolare, – dicono Giuseppe Bonsignore, segretario regionale Cimo (Confederazione italiana medici ospedalieri) e Riccardo Spampinato, presidente regionale della Federazione Cimo-Fesmed (Federazione sindacale medici dirigenti) – è destinato a creare una grave crisi assistenziale negli ospedali siciliani se non corriamo subito ai ripari».
Per questa ragione si sono rivolti alla neo assessora regionale alla Salute, Giovanna Volo, chiedendole di provvedere al più presto con una profonda rivisitazione dei parametri relativi al fabbisogno degli operatori sanitari nel loro insieme e, nelle more, di prorogare tutti i precari della sanità siciliana. «Altrimenti sarà un disastro», sottolineano. «Non è possibile lasciare scadere questi contratti, -continuano. – È vero che sono stati attivati durante la fase emergenziale del Covid ma è vero anche che sono serviti a sopperire a una serie di gravi carenze negli organici della sanità siciliana».
Con la fine dell’anno scadono alcune norme derivanti dai vari decreti emanati durante l’ultimo triennio, incluse le facoltà delle assunzioni straordinarie che hanno permesso di tenere in piedi il sistema sanitario nazionale. In Sicilia gli ospedali pubblici corrono seri rischi di sottodimensionamento dell’organico. Solo una parte del personale precario sarà stabilizzabile, perché in molti hanno un rapporto di lavoro flessibile che non rientra tra i requisiti previsti dalla norma di legge per poter accedere alla stabilizzazione.
A mancare saranno anche figure indispensabili per l’assistenza come gli operatori socio-sanitari che in Sicilia sono in numero molto minore rispetto ad altre regioni d’Italia. «La figura degli operatori sociosanitari a quanto pare in Sicilia è considerata un optional, vista la sottostima fatta nelle dotazioni organiche degli ospedali siciliani sulla base delle indicazioni assessoriali – aggiungono Bonsignore e Spampinato. – In altre regioni, quelle cosiddette virtuose come Veneto ed Emilia-Romagna, il parametro utilizzato per calcolare il fabbisogno degli operatori sanitari ha portato a prevedere un operatore sociosanitario per ogni medico con rapporto di 1 a 1, e 2 infermieri per ogni medico. In Sicilia il rapporto medico/operatore è pari a 1 a 0,3, ben lontani dagli standard del nord Italia. I pazienti del Veneto hanno forse bisogno di maggiore assistenza rispetto ai siciliani? Crediamo proprio di no».
A farne le spese, oltre ai lavoratori, è sempre il paziente. Anche Confintesa Sanità ha scritto in merito alla situazione dei precari della sanità assunti per l’emergenza Covid. «Si avvicina il 31 dicembre, data ultima per il rinnovo contrattuale di questi lavoratori precari, – dice Domenico Amato, segretario regionale Confintesa Sanità Sicilia – e il danno, come siamo soliti dire, non sarebbe soltanto per questi lavoratori e per le loro famiglie, ma anche e soprattutto per le strutture sanitarie in cui lavorano e per l’utenza che servono, visto che il loro numero è inferiore a quello che dovrebbe essere previsto dalle piante organiche delle varie strutture in cui prestano servizio». La richiesta rivolta all’assessora Giovanna Volo è che vengano programmati in tempi stretti degli incontri con le parti sociali volti a dirimere una vicenda che rischia di danneggiare seriamente non solo parecchi lavoratori ma tutto il comparto della sanità siciliana.