Scuola. Ritorno al futuro

Redazione
da Redazione
10 Minuti di lettura

Scuola. Ritorno al futuro. Si, sembra il titolo di un “Film” ma questo è.

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Pare che con la nuova riforma, la scuola diventerà la scuola del Futuro, meglio, “Futura” la scuola dell’Italia di domani.

La scuola stavolta traghetta? Chissà.

Scuola, Ritorno al futuro vuole essere provocatorio, proprio perché è veramente una bella sfida: Con l’aiuto del PNNR  nei prossimi 2 anni si dovrebbero trasformare almeno 100.000 classi in ambienti di apprendimento innovativi, essere all’altezza di affrontare le sfide del futuro con, entro la fine del 2024, collaudo e certificazione.

Perché ciò possa avvenire, due sono le azioni del PNNR messe in campo:

Next generation classroom

Next generation lab

Il percorso di trasformazione, comincia  già nel 2007 Scuola 2.0, prosegue nel 2015 con il PNSD (Piano Nazionale Scuola Digitale)  fino a quella 4.0 dell’Italia di domani, che dovrebbe traghettare la scuola nel futuro. Ma se in 15 anni non è stato possibile, come si può fare tutto in due anni, con la firma di un piano d’impegno del 2022, al 2024 fine programma.

Sicuramente la pandemia ha accelerato il processo di digitalizzazione sia per quanto riguarda la dotazione di strumenti digitali che per la formazione “accelerata” e forzata di docenti e discenti, ma anche famiglie.

E ora?

Siamo pronti per la scuola ritorno al futuro? Ci si trova ad affrontare un nuovo punto di partenza. E come dice il professor Floridi dell’università di Oxford:

«Stiamo assistendo a una migrazione senza precedenti: siamo la prima generazione che dalla dimensione fisica è passata all’infosfera, un’ecosistema che ci mette al centro di una produzione senza precedenti di dati e informazioni». Siamo stati capaci di crescere ragazzi per il mondo reale, ma non per il mondo digitale.

Infatti, se da una parte abbiamo i “Nativi”, cosiddetti digitali, ma non competenti e che usano i devices, e le informazioni non sempre in modo consapevole, che hanno bisogno di nuovi metodi di apprendimento più veloci, dall’altra abbiamo il personale scolastico impreparato a soddisfare questa necessità, a volte perché non ha gli strumenti giusti a disposizione e a volte perché non ha la preparazione adeguata a farlo.

Servono infatti più risorse a disposizione:

Serve alta tecnologia.

Connessioni Wifi in tutte le scuole.

Dispositivi utili per una didattica digitale.

Personale preparato.

Didattica adeguata.

Cosa prevede Next generation classroom:

100.000 aule  con ambienti di apprendimento innovativi, dotati di strumenti e tecnologie differenti a seconda dell’indirizzo di studio, renderle flessibili e riconfigurabili. Incentivare anche l’adozione, di spazi virtuali di apprendimento, per metodi di apprendimento più efficaci. Lezioni più dinamiche dove, il docente è l’esperto disciplinare, ma  l’alunno è al centro. Non più contenitore da riempire di informazioni, ma parte attiva della lezione, con la produzione e presentazione di quanto elaborato, con ruoli anche diversi. Le cosiddette Flipped classroom (insegnamento capovolto).

Qui l’insegnante ha il ruolo di tutor, di guida e di supporto all’elaborazione attiva dello studente. E Per favorire l’elaborazione del gruppo classe, il docente propone un “problema complesso e aperto”, chiamato “compito aperto” o “di realtà”.

Cosa prevede Next generation lab:

Mette in atto azioni per le scuole del secondo ciclo. Creare o adeguare laboratori esistenti per le professioni digitali del futuro: dalle stampanti in 3D alla cyber security, per competenze trasversali in diversi settori economici.

Tante le azioni messe in campo, ma anche le sfide e i divari territoriali.

Chiamati ad affrontare questa sfida, sono tutti gli attori della scuola, si perché a decidere di cosa avrebbe bisogno ogni scuola per raggiungere gli obiettivi di “Futura”, non sarà chiamato solo il dirigente scolastico, ma tutti gli attori della scuola, compresi studenti, territorio e famiglie.

Dal 2015 le scuole devono redigere il PTOF (piano triennale offerta formativa) integrato dal PdM (piano di miglioramento).

Sono i documenti con i quali ogni scuola comunica con l’esterno, identifica e pianifica i propri obiettivi e quali sono gli strumenti necessari per raggiungerli, quali risorse impiegare e in quali spazi realizzarli.

Entro il 31 ottobre 2021 ogni consiglio di istituto ha approvato il nuovo PTOF 2022/2025  integrato dal PdM, entro ottobre 2022 aggiornarlo nell’ottica del decreto 161 di giugno 2022 e presentare un atto di impegno entro dicembre.

Cosa cambia ora

Entro dicembre del 2022 ogni scuola dovrà  firmare l’atto d’impegno, per poi passare dal 2022 al 2024, da progettazione esecutiva di ambienti e laboratori, alla realizzazione degli ambienti e al loro collaudo.

In questo lungo periodo, dal 2007 (il ministero per l’istruzione propone in fase sperimentale in alcune scuole, la scuola digitale 2.0), a giugno 2022 (con il decreto 161/2022 viene varato il piano scuola 4.0), siamo passati: da classi con banchi in fila e lavagna in ardesia, a classi con banchi in fila e la Smart Board, naturalmente per chi è riuscito ad averla o ad usarla.

Come sarà possibile in 2 anni stravolgere e riadattare la didattica?

E formare il personale scolastico, per l’uso dei nuovi spazi e delle nuove tecnologie per raggiungere gli obiettivi?

È vero, Sono previsti programmi di formazione per il personale scolastico, ma… stiamo parlando dello stesso personale che è stato coinvolto nell’individuazione delle criticità, per predisporre, insieme al cosiddetto “Animatore digitale”,  il già approvato PTOF con relativo PdM nel 2021-2022?

Con quale ottica poi, ha individuato le criticità se, deve essere ancora accompagnato nel percorso di formazione per il futuro? Forse doveva avvenire il contrario?

L’OCSE definisce le scuole: Crocevia dell’innovazione. E avere una scuola innovativa, vuol dire dare la possibilità, di uno sviluppo straordinario, al territorio e quindi all’intero paese.

Già i territori e le strutture scolastiche che ospitano…ma quanto sono diversi i nostri territori?

Next generation lab:

Prevede la creazione di laboratori per le professioni digitali del futuro, in connessione con le aziende del territorio come riporta il nuovo ministero. Questo è un bel punto di domanda.

E nei territori svantaggiati come si fa?

“Il piano di intervento triennale proposto, potrebbe subire delle modifiche in itinere, secondo le necessità espresse dal personale della scuola, dagli alunni e dal territorio in cui l’Istituzione Scolastica opera”.

Ma se…in  quel territorio non ci sono aziende adatte a dare il loro contributo o sono totalmente inesistenti?

Allora speriamo che possano aiutare gli ambienti virtuali, se e dove ci saranno!

Quello che ancora non è ben chiaro è, chi pagherà le spese di manutenzione di nuove e costose tecnologie. E Questo è uno dei motivi per il quale spesso restano inutilizzate.

Ma lo stato, con le sue riforme non dovrebbe dare a tutti i suoi cittadini le stesse opportunità?

Questa riforma non dovrebbe diminuire il divario tra territori?

Nel futuro, ci saranno sempre scuole di serie A e scuole di serie B, quindi di conseguenza, territori sempre più indietro rispetto ad altri?

Edilizia scolastica

Se poi  si entra nell’analisi delle strutture scolastiche presenti sul territorio… un velo pietoso. Legambiente ha presentato il rapporto sullo stato degli edifici scolastici sotto diversi aspetti.

Considerando i problemi strutturali che affliggono  diversi territori, sarà dura per i Dirigenti scolastici  che li devono affrontare perché prioritari, sia per sicurezza che per agibilità. E  come faranno i consigli d’istituto a dare indirizzi specifici  e scegliere priorità, nell’ottica delle nuove disposizioni del PNRR? Come può pensare ad aule modulari con attrezzature adeguate, se l’aula nemmeno ce l’ha o non è agibile e accessibile a tutti?

Se al Nord oltre il 60% delle scuole risulta avere tutte e tre le certificazioni, al Sud quelle con l’agibilità sono solo il 29,2%, nelle Isole solo una scuola su 3 è in regola con la certificazione di prevenzione incendi.

Gli edifici dotati di strutture per il superamento delle barriere architettoniche sono l’87,8%, nel caso delle scuole delle Isole scende al 66,5%.

Scuola. Ritorno al futuro

Si ci sono fondi previsti per l’edilizia scolastica, i più bravi hanno presentato progetti entro i termini, in alcuni casi sono previste azioni di abbattimento e ricostruzione in sito dell’edificio scolastico, il che vuol dire, che per fare la nuova scuola deve essere abbattuta prima quella vecchia.

E se poi la burocrazia ci mette anche del suo, come spesso succede in Italia, come si fa?

E i tempi?

La risposta, nella foto che scatteremo poi, nella Scuola di Ritorno al futuro!

 

Caterina Carnuccio

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