Intervista ad Antonio Rubino, leader dei Partigiani Dem, schierati per il No al referendum.
Siete gli unici dentro il PD formalmente schierati per il No. Come mai questa scelta?
Probabilmente siamo gli unici ad avere il coraggio di dire che questa riforma è inutile. E’ solo un modo per consentire ai Cinque Stelle di gridare slogan contro la “casta” facendo leva sul malumore della gente verso la Politica. Noi, invece, riteniamo che la Politica, quella bella, vada difesa e che le riforme costituzionali non possano diventare slogan ma vadano inquadrate dentro processi più articolati e completi per modernizzare il Paese.
Qualcuno direbbe “e allora Renzi”… Cosa cambia tra le due riforme costituzionali?
Io a quel Referendum votai SI perché non era solo uno sterile taglio di “poltrone” ma cambiava radicalmente il sistema parlamentare con l’eliminazione del Senato ed il passaggio ad un monocameralismo che avrebbe reso più veloce e snello il sistema legislativo. Qua invece manteniamo due camere con qualche parlamentare in meno. Una riforma inutile, appunto.
Dovesse vincere il No a suo parere si dovrebbe aprire una crisi di governo?
Non c’è connessione fra il referendum e il Governo; invece credo che una riflessione vada aperta dentro il PD. Oggi la direzione darà il via libera alla proposta di Zingaretti di votare SI dopo aver detto che senza legge elettorale e correttivi non avremmo mai dato il nostro assenso. Non ci sono né gli uni né gli altri ma stiamo assecondando i capricci e gli slogan di Di Maio. Mi scusi, ma dal mio Partito pretendo più serietà verso la Costituzione.
Lei non ha mai nascosto il suo dissenso ad un’alleanza elettorale PD – Movimento 5 stelle. Avete presentato candidature alternative a Barcellona e Termini Imerese?
Stiamo tornando ad un sistema proporzionale e quindi il tema delle alleanze si porrà sempre. Qua non si tratta di giudicare un’alleanza ma la compatibilità fra forze politiche opposte. In questi mesi non ho notato nessuna evoluzione politica del movimento 5S ma semplicemente un indebolimento elettorale tipico delle forze populiste e che cercano salvagenti per rimanere a galla. Non ho capito l’euforia sull’esito della consultazione dei pentastellati: abbiamo brindato ad un’alleanza che non ha trovato sfogo alle regionali dove DI Maio va a fare campagna elettorale contro di noi mettendo a rischio regioni in bilico. Mi scusi ma davvero non capisco, credo serva più serietà. Su Termini a Barcellona sosterremo i candidati sostenuti dal PD, una cosa è il giudizio politico un’altra è il comportamento da militanti.
Lei crede che, come chiedono in tanti, servirà un Congresso?
I congressi sono importanti se servono a determinare una linea politica chiara ed un gruppo dirigente affidabile. L’attuale gruppo dirigente del PD è stato eletto su una piattaforma politica diametralmente opposta a quella che stiamo attuando e quindi un passaggio congressuale forse servirebbe più a Zingaretti che ad altri. Poi decida lui.
Redazione PalermoPost