La Guardi di finanza del Comando provinciale di Messina ha notificato la misura interdittiva dall’esercizio della professione medica per un anno, nei confronti di un medico 52enne, F.M., primario di Urologia dell’ospedale Papardo di Messina. Il medico, accusato di peculato, avrebbe intascato gli onorari dai pazienti senza versali nelle casse dell’ospedale pubblico in cui lavorava, “in completa evasione delle tasse”.
Il provvedimento è partito da una indagine nel settore della sanità, mirata a verificare il rispetto delle norme che regolano l’esercizio dell’Attività libero-professionale ‘intramuraria’ (‘Alpi’), ovvero le prestazioni che possono essere svolte dai medici fuori dall’orario di servizio previa autorizzazione aziendale. La disciplina di settore dell’Alpi, espletata dal medico su libera scelta e su richiesta dell’assistito pagante, prevede che l’utenza prenoti la visita tramite il Centro unico di prenotazione della struttura aziendale e che, prima dell’effettuazione della prestazione, il paziente provveda al pagamento all’ufficio ticket in base all’apposito tariffario deciso dall’ospedale pubblico: il medico riceverà a valle gli emolumenti aggiuntivi in busta paga.
La realtà emersa a Messina, però, sarebbe stata “nettamente” diversa, secondo gli investigatori. Attraverso acquisizioni di documenti, pedinamenti, intercettazioni e ricostruzioni contabili, effettuate dagli specialisti in materia di spesa pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, è emerso che il noto primario messinese, legato all’azienda sanitaria da un contratto che prevedeva un rapporto di esclusività, eseguiva visite specialistiche all’interno del suo reparto, richiedendo e ricevendo, da un significativo numero di pazienti, il pagamento in contanti, di conseguenza omettendo di rilasciare ricevute fiscali e di versare all’azienda sanitaria la percentuale dovuta per l’attività intramoenia che svolgeva.
Infatti, i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Messina hanno rivolto particolare attenzione proprio alle fasi gestionali delle prenotazioni delle visite, mettendole in relazione con la riscossione dei ticket e ascoltando anche i pazienti: questi, nella quasi totalità dei casi, hanno confermato di aver effettivamente versato in contanti, nelle mani del professionista, importi dagli 80 ai 150 euro, senza aver effettuato alcuna prenotazione al Cup e senza ricevere alcuna ricevuta.
Alla luce delle indagini e dell’accusa di peculato, il gip ha quindi disposto la sospensione del medico dalla professione per un anno.
Redazione – Palermo Post