Se siete passati di recente presso Piazza Villena ai Quattro Canti avrete notato sicuramente qualcosa di diverso: l’opera monumentale di Arcangelo Gabriele.
Fra le varie polemiche di chi sosteneva che fosse l’ultima trovata del sindaco uscente e di chi appendeva alla recinzione dell’installazione dei cartelli con su scritto “Vergogna”. Il 23 maggio, su invito della Fondazione Falcone, l’artista ha presentato “Elisa”. Un’opera, voluta dal Comune di Palermo, composta da un esagono in cemento armato su cui è stata poggiato il braccio meccanico di un’ escavatrice, che era stato completamente bruciato e che è stato salvato dall’artista da un cantiere abbandonato.
La struttura è di un bianco asettico e tramite un cuore artificiale (un sistema idraulico) dà vita all’escavatrice. Infatti, durante quello che è il percorso emozionale dell’opera, il braccio si muove lentamente su se stesso incidendo brutalmente il proprio basolato e, poi, cadendo su di esso lo spacca in modo del tutto ottuso.
L’opera di Arcangelo Gabriele vuole denunciare l’abusivismo edilizio e i legami con gli ambienti mafiosi che da sempre hanno profondamente pervaso Palermo e tutta la Sicilia. È simbolico anche il luogo che è stato prescelto: uno dei più belli e dei più fragili di tutto il capoluogo.
Dinnanzi ad Elisa siamo impotenti: veniamo schiaffeggiati dalla brutalità del cemento e dalla ingombrante presenza della macchina demolitrice, che non pensa e che, invece senza capire, si autodistrugge.
La struttura, come si legge in una nota, è: “Come un sepolcro, come un demonio di ferraglia, è una provocazione passeggera, come un improvviso riflesso sconcertante nello specchio di un’inattesa vetrina che ci rivela come davvero siamo, ipocriti e fragili”.
Un’opera del tutto temporanea e accusatoria contro chi grida dinnanzi all’arte contemporanea nei luoghi storici e chiude gli occhi premiando gli indifferenti, un’accusa contro i moderati che negli anni hanno finto di non sapere e non vedere i saccheggi architettonici e urbanistici avvenuti per mano di Cosa nostra.
Marialessandra Cimò – Palermo Post
In un luogo così magico e unico questo mostro è una violenza urbana – monumentale.
Si poteva fare al Foro Italico o in altro sito.
Complimenti a chi ha autorizzato questo scempio