Menefreghismo, se vogliamo trovare un colpevole al fuoco che in due giorni ha devastato l’intera Sicilia questo è il suo nome. Ossia la strafottente noncuranza nei confronti dei propri doveri o dei diritti altrui. Un approccio alla vita propria di troppi siciliani a cominciare da coloro chiamati e remunerati per dirigere la società nell’ordinario e nelle emergenze. Il menefreghismo ha creato le condizioni che hanno favorito, più dello scirocco, la distruzione di intere porzioni di territorio, la messa a rischio della salute di milioni di siciliani e la morte di tre persone accertate ad oggi. Il menefreghismo ha fatto si che l’emergenza venisse gestita senza alcun coordinamento tra forze dell’ordine, funzionari, amministratori, volontari e squadre antincendio. Ed ancora il menefreghismo sta facendo si che ognuno nel proprio orticello si deresponsabilizzi dando la colpa al livello superiore, fino ad arrivare al Destino Cinico e Baro o al Dio castigatore.
Menefreghisti sono tutti quei cittadini che non rispettano gli spazi comuni, che creano discariche abusive in ogni fossato, che non curano i loro terreni. Menefreghisti sono tutti quegli amministratori locali che fanno apparire l’ordinario come straordinario, tutti quelli pronti a farsi una foto da postare sui social media mentre annaffiano un cespuglio, ma che se ne fregano di curare piani regolatori, piani di protezione civile, sviluppo e manutenzione del verde, pulizia delle aree pubbliche. Menefreghisti sono coloro che governano, soprintendono e coordinano con il solo scopo di tenere a posto il proprio orticello di voti a garanzia della propria rielezione, fine ultimo di 99 politici su 100.
E quando alle prime piogge le frane e i fiumi di fango devasteranno le case, un tempo protette dalla vegetazione andata bruciata, allora sarà stata ancora una volta colpa di quel maledetto destino cinico e baro o del Dio Castigatore, sempre pronto a punire. A meno che da domani, mettendo da parte l’orribile menefreghismo tipico di questa società, non ci prendiamo cura di noi stessi, del prossimo e della terra che abitiamo, ma questa è solo un’assurda utopia.