La Torre delle Sette Fate: il Curtigghiu delle streghe

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Tra le strade del mercato Ballarò di Palermo sorge una torre abbandonata, detta la Torre delle Sette Fate, che secondo la leggenda è il luogo in cui abitavano o si riunivano sette misteriose donne dai poteri sovrannaturali.

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Le Donas de fuera

In bilico tra leggenda e favola la storia della Torre delle Sette Fate affonda le radici nel Medioevo e si intreccia alla leggenda delle “donne di fuora” (dallo spagnolo Donas de fuera, donne dell’altrove). Un po’ fate e un po’ streghe, si dice avessero un rapporto privilegiato con gli spiriti e con le forze della natura. Dotate di straordinaria bellezza, estremamente ordinate, composte e dedite alla cura dei figli e della casa, queste donne avevano virtù straordinarie ed erano dotate di un forte senso della giustizia. Nel segreto della notte le belle signore si dissociavano dal proprio corpo materiale e, sotto forma di spirito, uscivano per incontrarsi in concilio, far visita agli spiriti dell’aldilà e da loro ricevere consigli per decidere a chi far del bene o chi ferire. A volte attiravano degli umani (uomini, donne o bambini) e li portavano a banchettare, benedicendoli e facendo con loro dei giochi.

La Torre delle Sette Fate

La piazzetta di Palermo dove sorge la Torre delle Fate prende ancora oggi il nome di Piazzetta o Cortile delle Fate.

“ntra stu curtigghiu di li setti Fati […] la notti cci vinìanu sette donni di fora, tutti una cchiu bedda di ‘n’àutra” (Cit. Giuseppe Pitrè)

La leggenda, viva ancora oggi, racconta che nella torre tra le strade del Ballarò sette donne di fuora, una più bella dell’altra, si riunivano di notte, lasciandosi andare a balli propiziatori, banchetti e divertimenti di ogni tipo con degli umani prescelti, dopo aver volato con loro sul mare. Infine, dopo averli riaccompagnati nelle loro case, si dissolvevano nell’aria alle prime luci dell’alba. Al risveglio, ai prescelti restava una piacevole sensazione di serenità e la sensazione di aver fatto un bel sogno. Streghe bianche, benevole ma pur sempre streghe.

I Cortili delle streghe

In Sicilia, nel linguaggio comune, si usa il termine curtigghiu (cortile) per descrivere il pettegolezzo. In tempi non troppo lontani il cortile era l’unico luogo di ritrovo per la socialità delle donne. Ed è proprio nella segretezza dei cortili, lontano da occhi ed orecchie indiscreti, che le donne scambiavano chiacchiere, segreti di cucina, rimedi contro i malanni e spesso intrugli di erbe e piante officinali, facendo un patto di riservatezza. In questi luoghi nascevano forse i primi tentativi di ribellione delle donne, nella speranza di trovare il proprio posto al di fuori delle ristrettezze della famiglia patriarcale. Ma la congrega, la riservatezza, i prodigi legati alle erbe medicinali divennero elementi noti nel Medioevo come prove schiaccianti per il reato di stregoneria, un modo violento di reprimere atteggiamenti non conformi all’ordine morale e religioso del tempo.

Le torri d’acqua di Palermo

La torre della Piazzetta Sette Fate è una delle tante torri d’acqua che servivano per offrire acqua corrente alle case dei palermitani. Si tratta di costruzioni di mattoni strette ed alte, spesso inglobate ad altri palazzi, oppure svettanti da sole per le strade della città. Palermo possiede da sempre un ricco patrimonio idrico fatto di fiumi, canali e sorgenti sotterranei. Per portare alla luce tale ricchezza venivano utilizzate, fino ad inizio ‘900, proprio queste torri. L’acqua veniva portata nelle case mediante un sistema di distribuzione fondata sul principio dei vasi comunicanti, tecnica risalente agli Arabi se non addirittura ai Romani. L’acqua proveniva da sorgenti poste ad una certa quota e da qui condotta sotterraneamente alle torri. Attraverso dei tubi l’acqua veniva raccolta nelle torri e poi distribuita nelle case. Queste torri dovevano avere sempre un’altezza pari a quella della sorgente, così da garantire un costante flusso d’acqua.

Oggi le torri d’acqua non sono più in funzione, ma sparse per tutta Palermo ne restano in piedi 19, importante testimonianza storico-culturale della città.

Elena Di Maio – Palermo Post

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