Insieme divisi attorno alla candidatura di Lagalla, sicuramente figura tra le più autorevoli che il centrodestra potesse mettere in campo, ma la corazzata da 10 liste messa insieme dai partiti della coalizione, più i renziani, scricchiola da tutti i lati. Già il giorno dopo l’accordo dell’hotel delle palme Fratelli d’Italia ribadiva, per autorevole voce di Giorgia Meloni, che la ricandidatura di Musumeci non sarebbe stata in discussione.
Facendo crollare il primo tassello sul quale c’era stata la stretta di mano con Forza Italia, che a Palermo ha il volto e la storia di Gianfranco Micciché, politico di lungo corso che del centrodestra siciliano è stato gran manovratore, ma che adesso appare relegato in un angolino, schiacciato tra i diktat romani e le spaccature interne al suo stesso partito.
E se uno schiaffo si può sopportare, due rischiano di fare perdere la lucidità. Così ecco che arriva la seconda botta per Micciché e i suoi: vacilla l’accordo su Francesco Cascio vice sindaco. O meglio l’accordo non c’è proprio.
Eppure era una delle due condizioni poste da Gianfranco Micciché per chiudere sull’ex assessore alla Sanità. Così ieri è arrivato il secondo schiaffo per Micciché: la bocciatura della vice sindacatura di Francesco Cascio, con Lagalla che se ne lava le mani, incarnando più il ruolo del vigile urbano che quello di leader. “Come amico e come persona me lo auguro. Siccome c’è un tavolo con i partiti della coalizione è giusto che il tavolo aperto affronti questo insieme ai tanti problemi che sono legati alla convivenza della coalizione”. Così tocca a Scoma mettere la Pietra tombale sull’ipotesi “Leggiamo con apparente stupore di una auto-candidatura di Francesco Cascio a vice sindaco di Palermo. A parte la smentita del candidato sindaco Lagalla, avvenuta quasi immediatamente, i partiti della coalizione che compone la bella e tanto auspicata unità, esprimeranno il vice sindaco, così come più volte ribadito, a risultato elettorale avvenuto, nella più normale prassi politica che si rispetti. Nessuna fuga in avanti è consentita”.
Alla fine la corazzata di dieci liste, malgrado le liti costanti, la mancanza di un progetto politico e l’alleanza appesa ad un filo, probabilmente prenderà Palermo, per farci cosa è il vero problema. Perché insieme divisi può avere un senso quando di deve battere un avversario comune, non ha alcun senso quando sarà obbligo remare tutti nella stessa direzione.
Simone Di Trapani – Palermo Post