Ergastolo per l’assassino di Roberta Siragusa

Redazione
da Redazione
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Dopo 11 ore di camera di consiglio a tarda sera arriva il verdetto: ergastolo per l’assassino di Roberta Siragusa. Si aprono le porte del carcere a vita per Pietro Morreale, per un delitto che l’imputato non ha mai ammesso, sostenendo sempre la tesi del suicidio, che però non è mai stata dimostrata. Di contro dalla ricostruzione dei PM è emerso l’efferato omicidio.

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Un omicidio dai contorni agghiaccianti, quello di Roberta Siragusa, che secondo la ricostruzione dei carabinieri, che hanno svolto le indagini, parte dalla volontà della ragazza di troncare la relazione con il Morreale. La sera dell’omicidio Roberta non era rientrata e sul suo cellulare continuavano ad arrivare messaggi inviati proprio dall’imputato che chiedevano notizie su dove fosse finita, messaggi inviati anche notizie al fratello e alla madre della vittima. Per l’accusa un vero e proprio depistaggio premeditato dall’omicida.

Solranto la mattina dopo fu ritrovato il corpo mezzo bruciato di Roberta Siragusa in un burrone a Monte San Calogero. Dalle prime ore dopo il ritrovamento si capi immediatamente che quel corpo era stato gettato lì dopo il tentativo di bruciarlo.

Durante le prime indagini dall’analisi delle telecamere di video sorveglianza della zona di poté constatare che avquella notte per ben due volte l’auto di Pietro Morreale fu immortalata mentre faceva avanti e indietro, in quella zona. Una delle circostanze che hanno inchiodato il giovane ex fidanzato. Roberta Siracusa sarebbe stata uccisa vicino lo stadio di Caccamo, dove furono ritrovate tracce di un rogo e brandelli di indumenti della vittima, e solo dopo sarebbe stata gettata in un burrone.

Accolte, quindi, dai giudici le richieste del procuratore capo del Tribunale di Termini Imerese Ambrogio Cartosio e del sostituto Giacomo Barbatache. Mentre gli avvocati di parte civile hanno chiesto che si continui ad indagare alla ricerca di ipotetici complici del Morreale.

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