Giovanni Cafeo é un deputato regionale siracusano, classe ’71. Eletto nel 2017 tra le file del Partito Democratico in nome del rinnovamento. Un politico dai modi garbati, di estrazione moderata, sempre aperto e attento ai movimenti in grado di sprigionare energia nel proprio territorio. Così quando quattro anni fa sfida, nelle liste del PD, un veterano come Bruno Marziano non c’é partita lo supera di più di 2000 voti ed approda all’ars.
Si Lega all’ex segretario regionale, Fausto Raciti e a quei giovani turchi del PD, che ancora adesso rappresentano l’esperimento più ambizioso di quel partito. Radicali nei contenuti, si ispirano a Bernie Sanders, pragmatici nella tattica sono stati alleati di Renzi in nome del ricambio generazionale e post novecenteschi nell’analisi, hanno abbandonato già da un pezzo la centralità del conflitto capitale-lavoro. Insomma, un luogo nel quale gli stimoli non mancano.
Intanto é passato un anno e in Italia prende forma il governo Giallo-Verde a trazione leghista, gli orfiniani sono i primi a contrapporsi ai decreti dell’ex ministro dell’interno. Iniziano la campagna porti aperti con la quale si lanciano come antagonisti di una visione della società, non solo spirito umanitario, ma netta contrapposizione ideale. Apertura versus Chiusura, dei confini, come dell’economia.
Giovanni Cafeo arriva al secondo anno di mandato all’ars, siamo nel 2019, il Partito Democratico traghettato da Martina, dopo le dimissioni di Renzi, svolge il suo congresso che sancisce una vittoria inequivocabile del governatore del Lazio Zingaretti, proprio a ridosso delle elezioni europee. C’é bisogno di rilanciarsi elettoralmente, lo sa bene Zingaretti, che per qualche mese depone e fa deporre le armi in nome dell’unità.
Le Elezioni Europee e il Sostegno a Bartolo
Ne vengono fuori liste competitive, in grado di rappresentare, con esponenti di spicco, l’intero spazio sociale che il Partito Democratico idealmente incarna. In due circoscrizioni, centro ed isole, viene candidato anche Pietro Bartolo. Fa il medico a Lampedusa ed é Lampedusano, rappresenta nell’immaginario di tutti l’anti Salvini. Viso rugoso, come chi vive tra sole e sale marino 365 giorni l’anno, da medico e da cattolico diventa paladino di quei valori umanisti che un governo autoritario stava mettendo sotto il tappeto.
Va da se che Fausto Raciti e gli orfiniani di Sicilia abbraccino la candidatura del medico Lampedusano. Unica area organizzata del PD a farlo. Ne viene una campagna elettorale entusiasmante, ricca di eventi e nuovi incontri, un pezzo di Centrosinistra dentro e fuori dal Partito Democratico si incontra nuovamente, grazie a questa sfida, che non é Pietro Bartolo contro Matteo Salvini, bensì Apertura contro Chiusura. Da Palermo a Siracusa giorno dopo giorno cresce l’entusiasmo che porta Bartolo a stravincere la disputa interna al PD nella circoscrizione Isole e ad essere tra i più votati in Italia.
Da Palermo a Siracusa appunto, la provincia in cui la candidatura del medico Lampedusano é stata trainata da Giovanni Cafeo in prima persona. Sono innumerevoli le volte che il deputato regionale ha accompagnato il futuro eurodeputato in iniziative elettorali. Da Lentini a Pachino e Marzamemi, da Siracusa a Noto, iniziative fitte, anche 4-5 al giorno, così l’oratore impara a memoria una traccia di discorso, che poi magari adatta a secondo del pubblico che si trova davanti.
Pietro Bartolo parlava ogni volta di corpi in mare, di nascite miracolose in pieno mediterraneo e di un intero cimitero di senza nome. Parlava di un’umanità cinica, autoritaria, lontana da quei valori cristiani che egli stesso incarna e che l’altro con la collanina del rosario declama senza sapere di cosa parla. Pietro Bartolo parlava e Giovanni Cafeo annuiva convinto, anch’egli di estrazione cristiana, commosso ogni volta che il medico finiva il racconto. Salutava il suo pubblico chiedendogli uno sforzo per eleggere l’anti Salvini Siciliano. E dalla propria pagina scriveva: “Sono contento e orgoglioso di supportare la sua avventura verso il Parlamento Europeo: sono convinto che la sua presenza, forte e densa di significati, sia la risposta più netta ad ogni tentativo di istigazione all’odio, alla xenofobia e al razzismo”.
Giovanni Cafeo prima Italia Viva poi la Lega
Pochi mesi dopo le elezioni europee, arriva però il momento del regolamento dei conti dentro il PD, sarebbe stato troppo bello ed avrebbe portato troppo in alto un partito costruito sul buon senso. Così territorio dopo territorio i zingarettiani si liberano dei renziani e di tutti coloro che avevano cogestito, orfiniani in primis. Strada spianata per la scissione che arriva puntuale come un orologio svizzero.
Orfini e quella bella commistione di idee radicali e pragmatismo non cede alle lusinghe renziane, casa loro é il PD, ed anche messi ai margini lì restano. Per Giovanni Cafeo, invece non ci sono dubbi: seguire Matteo Renzi e il deputato catanese Luca Sammartino. Scelta che appare dettata più da dinamiche di Palazzo, che da convinzioni politiche.
Trascorre un altro anno e mezzo circa, nel paese imperversa la pandemia, Italia Viva fa cadere il Governo Conte, provoca un terremoto politico nel centro sinistra e riporta la Lega al governo del Paese. Ma nonostante tutto questo protagonismo ed eco mediatico le sue percentuali continuano ad essere da prefisso telefonico. Così chi aveva seguito Renzi, comincia a fare i conti con la debolezza di un soggetto politico che non garantirebbe il raggiungimento dell’unico obiettivo: farsi rieleggere.
Viene facile a Luca Sammartino decidere di passare da Italia Viva alla Lega, un campione di preferenze, con qualche indagine sulla testa, erede di un patrimonio elettorale nel catanese privo di opinione. Incredibilmente, ancora una volta, Giovanni Cafeo decide di seguire il deputato catanese. Lo stesso uomo che si commuoveva ai racconti di Pietro Bartolo, abbraccia idealmente Matteo Salvini, la sua collocazione europea con Orban, la sua linea spietata sull’immigrazione, la sua autarchia.
È impossibile esprimere un giudizio su questo volo pindarico, lo lasciamo alle parole di Fausto Raciti su Facebbok “Si è consumata l’ennesima migrazione della politica siciliana: scommetto che anche questa volta i calcoli in apparenza furbi dei protagonisti daranno esiti del tutto diversi da quelli attesi. Poi ci sono i migranti veri, che sbarcano a Pozzallo. E, al solito, il sindaco Roberto Ammatuna a garantire collaborazione e buon ordine. Due modi, distantissimi, di intendere la politica”.
Simone Di Trapani