Cinisi – La recente riunione tenutasi presso la Sala Consiliare del Comune ha fatto emergere numerose preoccupazioni dei cittadini di Terrasini, Cinisi e Carini riguardo al progetto del nuovo depuratore consortile, un’infrastruttura che ha già sollevato dubbi sui costi, la gestione e il suo impatto ambientale. L’opera, affidata alla gestione dell’Amap di Palermo, è stata presentata come una soluzione unificata per il trattamento dei reflui di diverse città, ma i residenti e alcuni tecnici vedono in questo progetto un potenziale rischio per l’ambiente e una minaccia per la qualità della vita nei tre comuni coinvolti.
Durante la riunione, i tecnici hanno illustrato lo stato attuale del progetto, evidenziando criticità che sembrano derivare da una mancanza di rispetto delle specificità paesaggistiche e turistiche della zona. Terrasini, Cinisi e Carini, infatti, possiedono già dei propri impianti di depurazione, che con i finanziamenti adeguati potrebbero essere aggiornati e potenziati per rispondere alle esigenze locali. Tuttavia, l’amministrazione sembrerebbe essere intenzionata Ada adottare un modello di gestione unico, che collegherà i reflui di tutti i comuni coinvolti fino al depuratore consortile di Carini.
Il progetto prevede che le acque reflue provenienti da Terrasini e Cinisi, dopo essere raccolte nei rispettivi depuratori, attraversino diverse vasche di sollevamento per poi raggiungere il depuratore di Carini. Secondo quanto riportato, la realizzazione di questi impianti di sollevamento comporta gravi rischi in caso di guasti: eventuali malfunzionamenti nelle pompe o interruzioni elettriche potrebbero causare la fuoriuscita incontrollata di liquami, che andrebbero a inquinare il territorio e potrebbero anche finire in mare.
Oltre al problema ambientale, a preoccupare sono i costi di gestione che graveranno sui bilanci comunali e, di conseguenza, sulle tasse pagate dalla popolazione per un progetto che, in quanto opera complessa, rischia di complicarsi strada facendo divenendo sempre più costo